Archivio | settembre, 2016

GIORNALISMO? 

29 Set

Riportare le notizie di adolescenti che mettono in rete i loro selfie può essere considerato notizia, scendere nei particolari è ben altra cosa.

LETTURE DOMENICALI

25 Set

Oltre a quelli già segnalati tempo fa, un buon testo per leggere il cristianesimo “al femminile”, che non è contrario di “al maschile”, ma per utile far emergere la sua storia e le figure di donne che hanno contribuito a formarlo ma che, in quanto donne, sono state emarginate e il loro pensiero taciuto.

Per riflettere, senza preconcetti.

IRENE

24 Set

Irene, è un nome femminile di origine greca, che per il suo significato mi piace molto.

Era il nome della dea greca della pace, ed è spesso usato dall’apostolo Paolo nei suoi saluti, come nella sua lettera ai Filippesi

“Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi. Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo”.

χάρις [ὑμῖν] καὶ εἰρήνη “grazia e pace”, un binomio che non dovrebbe mai mancare, ma a cui purtroppo di questi tempi pochi pensano

LAICITÀ DOVE SEI?

20 Set

xxsettembre

In un paese dove si festeggia anche la Befana (prima abolita poi reintegrata su sollecitazione dei cittadini di Roma) non una parola dalle Istituzioni sull’anniversario della breccia di Porta di Pia, che è una delle tappe fondamentali dell’unità d’Italia.

Qualcuno forse sbadatamente si sarà chiesto perché oggi gli autobus urbani hanno la bandiera.

A Trieste, il viale dell’Acquedotto,  chiamato così per la presenza di acqua setterranea come in via del Torrente, via Settefontane e altri toponimi,  ha cambiato nome diventando Viale XX Settembre.

Al di là dell’ufficialità è diventato tout court il “Viale”, primo tra altri, segno di indifferenza ma anche di ignoranza della storia.

In questi casi si parla di “politicamente corretto” per non urtare l’”Oltretevere”? Eppure il presidente del Consiglio, lo scorso febbraio in occasione della votzione in Parlamento sulle unioni civili, aveva dato un segnale forte e inequivocabile.

(Ai distratti rammento che c’è una via XX Settembre anche a Roma)

 

CORSI E RICORSI

19 Set

Rileggendo alcuni -miei ma anche di altr* – post, anche di un anno fa par di stare nella sala d’aspetto di un ambulatorio quando, dimenticato il libro a casa, si sfogliano senza troppo interesse i settimanali sul tavolino e, dopo aver letto i titoli o qualche articolo, ci si accorge che sono ben che datati.

Tanto, pur se cambia qualche nome o la località di qualche evento, non cambia nulla.

UN CASCO PERCHÉ

16 Set

Un bambino di sei anni ieri, sbalzato dalla moto del padre in una collusione, è morto perché non indossava il casco, a Triggiano, Bari, Puglia.

Non mi aspetto un commento del ministro delle infrastrutture o del presidente della regione, poiché domani uscirà un altro numero dei giornali e la disgrazia sarà dimenticata, fino alla prossima, né mi interessa l’omelia del prete che userà parole di circostanza.

Eppure basta fare un giro a piedi nei paesi e nelle cittadine di questa splendida Puglia per rendersi conto che, nella maggior parte dei casi, andare per strada è un’autentica roulette russa.

Si parla in questi giorni di educazione di genere e di educazione informatica ma poco di educazione civica, anche se oggi è iniziata la settimana della mobilità sostenibile, finita la quale tutto tornerà come prima, perché vige tuttora un’inosservanza delle regole di base del Nuovo Codice della Strada, ammesso che ce ne siano di meno importanti, che rasenta la sfida.

Alcune criticità

  • Circolano autovetture con classificazione Euro 0 che non possono più farlo in molte città del Nord, con targhe Brescia, Milano, Savona e Varese intorno alle quali più di qualcuno nutriva seri dubbi sulle revisioni prima degli attuali controlli elettronici

  • Molti ciclomotori – rammentate i vecchi Ciao e Bravo della Piaggio? – che quando non circolano senza targa nelle viuzze di campagna, hanno ancora quella vecchia, il che pone due interrogativi, uno di evasione fiscale, l’altro, più serio, di mancata copertura assicurativa

  • Molti uomini soprattutto anziani, circolano in ciclomotore con il casco appeso al manubrio come fosse un cesto della spesa, quasi a dire “ce l’ho ma non lo indosso”

  • I ciclisti viaggiano senza rispettare i divieti di transito e senza l’illuminazione prevista, molti pur avendo le luci regolamentari non le accendono, dimenticando che un velocipide è a tutti gli effetti un veicolo e come tale soggetto a tutti gli obblighi del codice della stada

  • Biciclette, ciclomotori e anche motociclette circolano impunemente in alcuni giardini pubblici a velocità relativamente alta considerando che quegli spazi sono destinati prevalentemente ai bambini piccoli che per definizione sono distratti

  • Molti automobilisti non usano i segnalatori di indicazione (le frecce), e parcheggiano “alla paesana”, cioè in diagonale senza far manovra. Due comportamenti che provocano ostacoli agli altri utenti della strada

  • L’uso delle cinture di sicurezza è considerato un optional mentre per molti, troppi, non lo è l’uso del cellulare che li costringe a guidare con una sola mano

  • Tanti bambini molto  piccoli viaggiano in città in piedi davanti a un adulto (solitamente la madre) e basta una frenata improvvisa perché vadano a picchiare il parabrezza con la testa

e potrei continuare.

Alcuni di questi comportamenti, come l’uso del telefono alla guida, sono diffusi anche al Nord ma sono sanzionati.

Una ventina di anni fa, colloquiando con degli agenti delle forze dell’ordine posi loro questi problemi. Alla risposta che avevano “altre priorità” (lotta al contrabbando, alla droga), controbattei che se alcuni comportamenti non vengono sanzionati agli adolescenti il problema non è mai risolto e ricompare vent’anni dopo.

Come ieri.

Ciao, piccolo, r.i.p.

DI MASSAIE, CONTABILITÀ E ECONOMIA 

14 Set

Un comunicatore sa che non è scontato che ciò che dice A sia compreso allo stesso modo da B.

  • Contadino della Pianura Padana
  • Cafone della Marsica
  • Villano della campagna pugliese 

sono termini locali che indicano tutti un lavoratore della terra ma, se usati al di fuori dei loro ambiti territoriali, assumono il significato di persona sgarbata e volgare.

Il 19 settembre a Osimo ci sarà un incontro dal titolo “L’economia spiegata alla massaia”. Il titolo ricalca i vari  manuali “… spiegato a mi* figli*” e fin qui niente di male, perché l’economia soprattutto per i suoi continui aggiornamenti va spiegata.

Ciò che non va è il riferimento alla “massaia” che in questo titolo rammenta le espressioni “la signora Maria” o “la casalinga di Voghera”, evidenti stereotipi di genere.

La massaia part o full time, invece, è colei che “porta avanti” la casa, che tiene e ne fa quadrare i conti, perché anche se tra le giovani coppie si sta facendo strada la divisione dei compiti domestici, la responsabilità della casa grava  ancora sulle donne.

Molte riforme scolastiche fa (negli anni ’50), nella scuola di avviamento professionale, alternativa alla scuola media, esistevano i corsi di contabilità e di economia domestica, nei quali le adolescenti imparavano  cose che le studentesse di oggi non sanno, diventando inconsapevolmente brave massaie. Disquisire oggi sul perché le stesse cose non fossero insegnate anche ai ragazzi è fuori tempo, un po’ come domandarsi perché le ragazze non facessero il servizio di leva.

“Massaia”, in tempi diversi dall’attuale, fu scherzosamente appellata anche Tina Anselmi, prima donna a diventare ministra della Repubblica Italiana (1976 – 1979).

In un mondo fortemente maschilista come quello dell’Antico Testamento l’autore del libro dei Proverbi, re Salomone o chi per lui, al capitolo 30 parla della donna come massaia e imprenditrice, mentre gli uomini quasi non compaiono.

Il sessismo non si supera solo declinando al femminile i termini quando associati alle donne, ma anche evitando le espressioni sessiste che fanno parte di una certa cultura, che vede la donna in una posizione subordinata.

Questi sono tre  tre esempi che propongo spesso 

  • “Buon uomo” dà l’idea di una persona semplice, a “buona donna” quasi sempre è associato”figlio di”.
  • Franco vuol dire schietto, sincero, “farla franca”, al femminile assume un altro significato 
  • Prostituta si usa solo al femminile, per gli uomini si usa il più elegante gigolò. Al maschile solo in riferimento alla cultura greca (ne scrissi a proposito di un presunto errore di traduzione dal tedesco di un libro di Joseph Ratzinger).

      La cura dei titoli, se non vogliono essere evidentemente provocatori, è il primo approccio alla corretta trasmissione dei contenuti.

      BUON ANNO!

      12 Set

      I ragazzi che si amano si baciano in piedi
      Contro le porte della notte
      E i passanti che passano li segnano a dito
      Ma i ragazzi che si amano
      Non ci sono per nessuno
      Ed è la loro ombra soltanto
      Che trema nella notte
      Stimolando la rabbia dei passanti
      La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
      I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
      Essi sono altrove molto più lontano della notte
      Molto più in alto del giorno
      Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

      (Jaques Prevért, I ragazzi che si amano)

      Auguri, pur tra le macerie di una scuola tutt’altro che buona, a quanti cominciano oggi l’anno scolastico, e a quanti lo inizieranno tra qualche giorno.

      Perché una poesia di Jaques Prevért? Perché dall’amichett* della scuola dell’infanzia, al/la compagn* preferit* della scuola primaria ma anche al rifiuto dell’altro genere che “non capisce niente”, fino alle ore trascorse in bagno a lavarsi e farsi belli dai maschi che statisticamente ci arrivano più tardi, i grandi amori nascono a scuola, salvo poi morire e, eventualmente, risorgere in maniera più responsabile.

      Dopo la polemica in una scuola media in Lombardia che pretende che i ragazzini siano accolti dai genitori all’uscita, salvo poi chiamarli bamboccioni qualche anno dopo, togliendo loro il gusto di arrivare un po’ tardi a casa perché hanno accompagnato qualcun*, è dietro l’angolo la polemica sul dress code, sulle gonne troppo corte delle ragazze e sui pantaloni troppo casual dei ragazzi.

      Ragazze e ragazzi, godetevi queste ultime giornale di caldo vestendovi come volete, ma con gusto e rispetto per il prossimo e per il luogo che frequentate, che per voi è il luogo di lavoro.

      Non servono polemiche, spesso fine a se stesse o alimentate da sentimenti preconcetti “noi contro loro”, né si risolvono i problemi con il famoso “qualche centimetro in più” di una gonna, di quelle poche ragazze che non vestono pantaloni.

      Serve, piuttosto, una seria educazione di genere, che insegni il rispetto prima di tutto verso sé stessi e di riflesso verso il prossimo, verso l’altro genere del quale gli adolescenti, anche oggi, sanno in realtà ben poco, in un periodo della vita in cui gli ormoni sono mine vaganti.

      Serve anche una seria educazione civica, che insegni alle e ai ragazzi ad essere le cittadine e i cittadini non “di domani” ma già di oggi, perché il primo diritto di autonomia si acquisisce a dodici anni entrando in un ascensore non accompagnati. A conoscere i fondamenti della Costituzione, fatta di diritti ma anche di doveri, e viceversa, di doveri ma anche di diritti.

      Come ho scritto ieri, serve anche a sapere che l’ordine dei colori della nostra bandiera è, da sinistra a destra, verde, bianco e rosso. Le uniche bandiere sicuramente sempre pulite sono quelle delle stazioni dei carabinieri, e mi rattrista vedere molte scuole con “degli straccetti” verde, grigio, rosso, appesi con sciatteria al pennone.

      Certo, non è questo il primo primo problema della scuola, ma proprio perché lavare una bandiera e esporla in ordine costa molto poco, se pretendiamo rispetto delle istituzioni dai ragazzi, dobbiamo dimostarlo loro anche in questi particolari.

      Per il resto lasciamo che le ragazze e i ragazzi vivano la loro età, come scriveva Jaques Prevért, perché altrimenti è inutile raccontare loro la repressione subita da Giacomo Leopardi  e storie del genere.

      Buon anno, ragazze e ragazzi, insegnanti e personale ausiliario comunque importante, con un pensiero particolare a quante e quanti inizieranno la scuola nelle zone del terremoto del centro Italia.

      “VIOLENZA DI GENERE”

      10 Set

      “”L’uomo che morde il cane fa notizia” recita piú o meno così un detto giornalistico.

      Solo due testate nazionali, però, hanno scritto della donna che a Piombino ha accoltellato il compagno, una delle due forse perché l’ha ripresa dalla sua redazione fiorentina. La notizia non sembra essere stata ripresa dai telegionali.

      Con ciò non voglio dire che bisogna dare risalto a queste notizie o peggio “ricamarci sopra” come fanno anche alcuni programmi televisivi, perché in molte occasioni è opportuno tacerle, ma quella di Piombino non la si può far passare sotto traccia proprio nei giorni i cui la ministra Maria Elena Boschi, con delega alle pari opportunità, è impegnata nell’incontro Il tempo delle donne che tratta anche della violenza di genere.

      Solitamente si parla, lo faccio anch’io, di violenza contro le donne perché sono loro vittime principali, e per violenza non si intende solo il femminicidio ma tutte le violenze psicologiche e fisiche, ma fatti come quello di Piombino ci rammentano come non si deve escludere, come quasi totalmente di fatto avviene, che nelle commissioni pari opportunità ci sia una presenza maschile, sia per i fatti come quello di Piombino sia perché una commissione composta totalmente da donne perde l’apporto della componente maschile con la quale, spesso solo a parole, si cerca il dialogo.

      A PROPOSITO DELLA CENSURA DI FACEBOOK

      9 Set

      Scrivevo, più di un anno fa, perché c’è nudo e nudo. La parte in grassetto è quella che riguarda la censura di Facebook.

      DIPENDE DA NOI UOMINI

      La prima foto è di una donna, probabilmente bella, così accovacciata non si vede un gran che. Come ho scritto un po’ di tempo fa a proposito dei calendari, usando la stessa foto, non è il nudo in sé – sia femminile sia maschile – ad essere provocatorio, ma il messaggio che convoglia e l’atteggiamento di chi lo guarda.

      donna

      Le tre successive sono altri tre nudi famosi, di cui nessuno si scandalizza.

      enea

      vietnam

      berlino

      Solo una persona mentalmente instabile può vedere una bambina nuda anziché Phan Thị Kim Phúc, la bambina disperata in fuga dal villaggio di Trang Bang, Vietnam del Sud.

      L’ultima foto mostra la protesta pacifica delle ragazze indonesiane, molto diversa da quella provocatoria delle Femen, che rivendicano il loro diritto di essere e vestirsi da giovani.

      filippine

      Gesù di Nazareth diceva che è l’occhio, cioè l’intenzione con cui un uomo guarda una donna, che lo fa cadere in peccato, non la donna che guarda (e ai suoi tempi le donne erano certamente vestite).

      L’uomo maturo, adulto, sa guardare senza desiderio quando ciò non è lecito, se è lecito basta chiedere nel modo giusto e non imporre.

      I bambini e gli adolescenti devono essere ducati a questa distinzione fin da piccoli, per trovarsi da adulti in un mondo migliore.