Archivio | agosto, 2018

BARAK

31 Ago

In Terra degli uomini, il racconto di uno dei naufragi di Antoine Sant-Exupéry, l’autore racconta delle traversie della liberazione di uno schiavo, di come egli dopo l’ebrezza della conquistata libertà avrebbe dovuto fare i conti in capo a tre mesi con la miseria di un un povero, ma libero. “Aveva il diritto di essere se stesso tra i suoi”.

– Su, vecchio Barak, va’ e sii uomo”

[…]

E noi facevamo gesti d’addio al nostro neonato di cinquant’anni, un po’ inquieti nel mandarlo verso il mondo

– Addio Barak!

– No.

– Come sarebbe a dire, no?

– Sono Mohammed ben Lhaoussin, Barak era il nome dello schiavo.

A differenza di noi, in cui è rimasta una traccia nel detto latino Nomen omen, il nome è un presagio, tra gli arabi così come tra gli ebrei il nome non viene imposto a caso o secondo la moda ma tenendo conto del suo significato. Durante la schiavitù Mohammed ben Lhaoussin non si sentiva una persona e poco gli importava se lo chiamavano Barak o in altro modo.

Dovremmo porre più attenzione anche noi, perché l’articolo 22 della Costituzione parla espressamente del diritto al nome. Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”.

DEL RISPETTO E DEL DISSENSO VERSO L’AUTORITÀ COSTITUITA

30 Ago

Quello seguente, considerando anche ciò che sta succedendo in Italia, è uno dei passi più difficili del Nuovo Testamento

Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto”. (Romani 13:1-7).

Va tenuto presente che Paolo le scrive nel primo secolo, nel quale concetti come la democrazia come la intendiamo ora erano tutti da inventare e certo l’Impero romano non andava per il sottile. Il suo motto era “divide et impera” anche se, in tempo di pace, bastava che i popoli soggetti riconoscessero la sua autorità e pagassero le tasse.

Lo stesso Gesù, nella famosa frase che segna la divisione tra ciò che riguarda la fede e il potere temporale “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, dice che le tasse debbono essere pagate e, durante uno degli interrogatori che precedettero la sua condanna a morte disse a Pilato che la sua autorità veniva dall’alto.

Senza autorità, senza regole, si scaderebbe velocemente nell’anarchia con tutte le conseguenze che possiamo immaginare e in parte vedere in alcuni Paesi africani nei quali le diverse tribù, i diversi gruppi di persone, sono antagonisti tra di loro.

La Scrittura non è un testo monolitico ma soprattutto non è un manuale o un codice da cui estrapolare questa o quella “verità” a seconda del momento.

A me piace far notare come, nell’elenco delle antitesi “C’è un tempo per…” di Qohelet 3, tutte le azioni sono espresse prima al positivo poi al negativo, salvo il “c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare”.

Ecco, questo è il tempo “per parlare”, per far sentire la nostra voce di dissenso, anche con toni forti, purché nel rispetto della legalità.

I TEDESCHI CI GUARD(AV)ANO

29 Ago

Narra una storiella che quando negli anni ‘60 i pugliesi emigrati a lavorare alla Volkswagen furono notati dai colleghi tedeschi mentre ammorbidivano le frise i tedeschi dissero l’un l’altro: “Però, che puliti questi italiani, lavano anche il pane!

La frisa (o spaccatella a secondo delle parlate locali), è un pane pugliese indurito al forno per garantirne a lungo la conservazione e, una volta bagnato in acqua, condito con pomodoro, una goccia d’olio evo e origano, che serviva ai contadini per spezzare la fame. Ora i tempi sono cambiati e si usano come salutare snack a mezza mattina (ovviamente a casa).

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(foto di Claudia Canepa su flick)

Questo negli anni ‘60, ma chissà se i tedeschi a vedere che i pugliesi “stirano” anche le porte, come ho visto fare da un falegname l’altro giorno esclamerebbero “puliti e pure ordinati!”. 🙂

Stiroporta

SENZA “NÍ” E SENZA FORSE

26 Ago

Nei capitoli 34 e seguenti del 2° libro delle Cronache, nella Bibbia, è raccontata la riforma di Giosia, il re che accortosi che Israele con le sue tradizioni e i suoi insegnamenti si era allontanato dalla volontà del Signore non cominciò a tergiversare con i “nì” e con “i dobbiamo verificare” ma “senza se e senza ma”, distrusse tutto ciò che era contrario alla volontà dell’Eterno, compreso il serpente di rame dell’Esodo che il Catechismo della Chiesa cattolica porta a scusa dell’uso delle immagini, e ricominciò tutto di nuovo.

L’unica azione che Bergoglio può fare per combattere in modo concreto la pedofilia ormai radicata nella sua chiesa è imitare il re Giosia demolendo gli intrighi di corte a cominciare dal potere temporale che detiene nella forma di uno stato indipendente e sovrano con tutta la sua burocrazia e i suoi interessi che contrastano con il monito di Gesù di Nazareth “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” e, smesso l’abito bianco e vestito l’abito del pentimento, ricominciare dall’attuazione dei vangeli, che non prevedono né una chiesa gerarchica, né il sacerdozio, né un celibato forzato introdotto con il Concilio di Trento, perché mentre dell’apostolo Paolo aveva scelto la vita da single senza imporla a nessuno e a proposito del matrimonio scrive invece “meglio sposarsi che ardere”, l’apostolo Pietro, dal quale i papi affermano discendere la loro autorità, aveva una suocera, né in tutti i vangeli, gli Atti degli Apostoli e le sue lettere, ci viene detto che l’ha lasciata per la predicazione o è morta.

Altrimenti alla prossima occasione rileggeremo dei vari mea culpa e delle varie promesse prive però di punti programmatici. Punto e a capo di un film già visto.

AVERE UNA MUSICA IN TESTA

24 Ago

Avere una musica in testa, cantava Mina con Zum zum zum a Canzonissima nel 1968.

Mi piace la Musica, imparata fin da piccolo senza una vera e propria educazione musicale e apprezzo anche un certo tipo di musica leggera. Ho in memoria un numero di romanze della lirica e brani di musica sinfonica, che riconosco dalle prime note.

Poi ogni tanto, come riconosco e saluto cortesemente per via una persona ma non riesco ad associarle un nome, soprattutto se la conosco nel suo ruolo professionale e la incontro in abiti borghesi, succede che ascolto una musica nota, che banalmente può essere anche la colonna sonora di un film, ma non riesco a darle un titolo.

L’altro giorno avevo una musica in testa che mi tornava nei momenti liberi senza che riuscissi a identificarla né comprendere perché mi tornasse in mente.

La sera, all’apparire di uno spazio pubblicitario, la riconobbi non per il suo contesto musicale ma perché è usata come jingle da una casa di prodotti da bagno.

Vi lascio immaginare la mia delusione… prova, se fosse necessaria, che la pubblicità fa male. 🙂

STORIA DI GAMBE

20 Ago

Senza parole, per gli amanti delle immagini:

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Si sa, non tutto è perfetto! 🙂

DIO NON HA GIOCATO A DADI NEANCHE A GENOVA

19 Ago

Basko

Nel suo libro Se questo è un uomo Primo Levi racconta delle chiamate verso i forni crematori, dell’umana paura di tutti ma anche di una preghiera di ringraziamento: “Ti ringrazio, Signore, che hanno scelto lui e non me”. Conclude l’autore, che non scriveva come i giornalisti dall’esterno ma dall’interno del dramma, con la considerazione “A quella preghiera ci avrei sputato sopra”.

È normale che qualcuno o molti dei sopravvissuti al crollo del Ponte Miglio, per diversi motivi, ritardo, banale lite in famiglia prima della partenza, sosta in un Autogrill,  albero sul tragitto della caduta… fate voi, oppure come il conducente dell’ormai famoso camion fermato sul ciglio, diventato uno dei simboli della tragedia, pensi di essere stato “miracolato”.

Non è normale invece che ne scrivano in questi termini i giornalisti, o almeno non so di quale Dio riferiscano, che salva alcuni e fa morire altri quarantuno. Come ebbe a dire Albert Einstein nella discussione con il suo collega Bohr: “Dio non gioca a dadi”. Sappiamo bene che molti degli accidenti che stiamo subendo altro non sono che frutto di scelte dell’uomo, come il riscaldamento globale che tra l’altro provoca i cambiamenti climatici, l’inquinamento atmosferico il cui simbolo nazionale è l’Ilva di Taranto o il crollo di manufatti per l’uso di materiali scadenti o mancanza di manutenzione.

Lasciamo quindi Dio fuori da queste disgrazie.

NOME E COGNOME, PER FAVORE

17 Ago

La disarmante facilità con la quale capi di stato, presidenti del consiglio, politici di ogni grado ma anche illustri sconosciuti fino al giorno prima di una tragedia (L’Aquila, Amatrice, Bologna, Genova e tutti le altre) sono chiamati per nome dai media, mancando così di rispetto ai vivi e ai morti.

Non si tratta di empatia, su cui sono tornato avant’ieri, che riguarda i singoli, ma di mancanza di rispetto da parte di chi dovrebbe dare un’informazione seria senza banalizzare. 

NOTA LINGUISTICA SULLE VIGILESSE DEL FUOCO DI GENOVA

16 Ago

Il nome ufficiale dei “pompieri” è Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, così come quello dell’Arma dei Carabinieri, declinato solo al maschile. Ci son volte in cui è opportuno citare il femminile, altre solo il maschile – l’italiano, ricordiamolo è una lingua con il “maschile inclusivo” – per evitare ridondanze perché l’italiano è lingua con “maschile inclusivo”, senza che ciò oscuri la presenza femminile né sminuisca il valore dell’impegno e del servizio delle donne. Diverso sarebbe stato se il presidente conte avesse detto “il vigile del fuoco Maria Rossi (nome di fantasia), o al plurale se con due o più donne”, non riconoscendo alla professione il genere femminile. Un caso linguisticamente analogo è quello delle regioni autonome, in cui l’aggettivo autonoma può essere citato o meno a seconda delle circostanze (pensate alla ridondanza di dover scrivere o dire ogni volta “Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia2).

Ho riproposto a @c0munque il twitt di @FORUMGIURISTE, pur non essendo d’accordo con quanto espresso da @FpCgilVVF per il motivo  spiegato più sopra, per un nostro discorso pregresso sul linguaggio di genere, in cui mi aveva scritto che da piccola voleva fare la pompiera, termine che dalla sua insegnante fu considerato errore.

Il fatto che qualcuno abbia ironizzato proponendo “la Vigila della Fuoca”, e che qualcun altro tirando di nuovo in ballo le “boldrinate”, dimostra quanta strada c’è ancora da fare nell’accettazione del riconoscimento di un titolo accademico, politico o professionale declinato al femminile. Il rispetto della persona, uomo o donna che sia, passa non solo ma anche per il linguaggio.

NASCERE, VIVERE O MORIRE NEL MOMENTO SBAGLIATO

16 Ago

Due mesi or sono ho scritto a proposito dell’empatia, quel sentimento che in determinate situazioni ci avvicina a delle persone con le quali altrimenti non avremmo nulla a che fare, persone che spesso non sapremmo collocare geograficamente, come gli abitanti di alcuni Paesi in Africa, America Latina e Asia, ma che sentiamo vicine dopo un’alluvione o un terremoto.

A livello locale ciò è successo con il crollo del ponte Miglio a Genova, che solo Autostrade per Italia nel suo sintetico comunicato chiama con il nome ufficiale di viadotto di Polcevera.

Dalla mattina del 14 agosto quasi tutti gli italiani hanno improvvisamente (ri)scoperto Genova, città famosa soprattutto per il suo Aquario, e hanno imparato che l’autostrada che passa per lì è A10 (controprova: qual è la numerazione del tronco autostradale Udine – Tarvisio?).

L’arena dei Social Media, come purtroppo è nella natura dei molti tuttologi che la frequentano, ha saputo anche questa volta dare il peggio di sé, con offese e i soliti consigli non richiesti che tolgono visibilità a quelli delle Forze dell’Ordine e della Protezione Civile.

Anche molti quotidiani si sono concentrati, e non uscendo oggi le edizioni cartacee, continuano a farlo on line informandoci sullo stato dell’”ultimo bullone” della struttura caduta, al pari di molti tg che dimenticando la loro funzione informativa, trasformano gli eventi in macabri spettacoli mettendo in evidenza l’opinione del vicino. I quotidiani locali tengono a informare doviziosamente sullo stato degli abitanti del loro luogo, con notizie su vita, eventuale morte e discutibili miracoli, dimenticando che anche nel 2018 vige l’avvertenza che “i familiari delle vittime sono stati avvertiti” dalle fonti ufficiali e non dal vicino di disgrazia.

Per il resto del mondo non c’è spazio o non rimane tempo, e la notizia della morte di Rita Borsellino, sorella di Paolo, persona impegnata nella lotta contro la mafia, alla quale va tutto il nostro rispetto anche nel ricordo, viene relegata in comunicato in chiusura.

Ci sarebbero in giro per il mondo tante altre notizie, buone e cattive, ma questo è un momento nel quale il resto del mondo sembra essersi fermato a Genova. La guerra civile in Siria si è miracolosamente fermata? Israele non bombarda più Gaza? …e si potrebbe continuare. Per saperlo dobbiamo rivolgerci alle fonti di informazione straniere.

Questa non è empatia, ma assenza di un sano equilibrio informativo.