Avete presente la difficoltà di staccare un adesivo come il bollino di autostrada sloveno o svizzero o dell’ingresso al campeggio dal parabrezza della vostra auto?
Qualcosa del genere accade quando etichettiamo una persona, e accade più spesso di quanto ce ne rendiamo conto. Se il pensiero rimane in noi resteremo prevenuti nei suoi confronti, se lo condividiamo, e questa azione spesso si chiama pettegolezzo se non peggio, potremmo ferirla.
Se invece etichettiamo noi stessi, in un senso positivo sopravvalutandoci, o negativo sottostimandoci, corriamo il rischio di rinchiuderci in una torre d’avorio che vista dall’estero può sembrare forse bella ma rimane pur sempre un allontanamento dalla realtà.
Prendere le persone per quello che sono, senza pretendere di cambiarle, ci aiuta a rispettarle e a condividere o meno i loro interessi e i loro pensieri.
Accettare noi stessi per quello che siamo, senza però smettere di tentare di migliorare, ci aiuta a superare le difficoltà e a guardare più in alto. In questo un aiuto è lavorare di continuo sul nostro personal branding, che non è un’espressione di moda, ma uno studio su come presentarci sempre meglio agli altri (e se presentiamo un’immagine priva di contenuti veniamo subito identificati).
Le persone aperte al cambiamento, che hanno le proprie idee ma che sono pronte a metterle in discussione, non sopportano quella patina appiccicaticcia sul loro parabrezza che, al più, raccoglie solo una patina di polvere.