Poi ci sono i nomi devozionali, storici e mitologici.
Tra i devozionali del secolo scorso oltre a quelli dei santi più o meno noti troviamo Addolorata e Crocefisso, usati al Sud nel secolo scorso e fortunatamente in via di estinzione, mutati nel parlar comune in Maria e Bisso. E su questi stendiamo un velo pietoso.
Tra i nomi storici troviamo Benito e Fausto, con riferimento a Mussolini e Bertinotti, e qui almeno c’è una qualche par codicio, salvo a conoscere l’idea politica dei diretti interessati.
Ho conosciuto anche un Archimede. Il riferimento poteva essere al siciliano che sfidò il mondo chiedendo un punto d’appoggio per sollevarlo o al più noto Archimede Pitagorico, collega del primo ma un po’ maldestro. Il titolare del nome che conosco io, più semplicemente, mi disse che suo padre era un anticlericale convinto e gli impose quel nome solo dopo essersi accertato che non esiste un sant’Archimede.
Un altro anticlericale convinto è stato Giuseppe Bottazzi, detto Peppone, che voleva far battezzare suo figlio – anticlericale, appunto – Libero Lenin. Quando don Camillo gli disse di andare a farlo battezzare a Mosca, i due raggiunsero un compromesso è al bimbo vennero imposti i nomi di Libero Camillo Lenin. Perché vicino a Camillo anche Lenin diventa inoffensivo. Ma queste sono storie della Bassa.
I nomi di origine mitologica sono i più diversi, d’altronde con la cultura greca che ci portiamo addosso, o forse ci stiamo lasciando alla spalle, è difficile non incontrarli. Nomi di dei, muse, re ed eroi.
Chi non ha mai conosciuto un’Argìa, per esempio? Io, fino a quando non l’ho letta su una lapide di ringraziamento per una donazione ad un ospedale.
Rimanendo nei poemi omerici spiccano subito Ulisse l‘astuto, Enea, il fuggiasco da Troia che secondo la leggenda fu progenitore di Romolo, fondatore di Roma, ma anche Ettore.
Ettore, ma non Achille. Achille il duro, l’iracondo, l’invincibile. Figlio di una dea, famoso perché da piccolo diventò invulnerabile in seguito all’immersione nelle acque dello Stige. Invulnerabile in tutto il corpo, salvo il tallone per cui era stato tenuto. Il tallone d’Achille, appunto, rimasto come metafora di “punto debole”. Però, prima di andare su Google, quanti Achille ricordate? A me vengono in mente solo Achille Campanile, scrittore umoristico, Achille Occhetto, politico e Achille Togliani, cantante della prima metà del secolo scorso.
Invece di Ettore ne incontrate quanti volete, dal condottiero Fieromosca fino al droghiere o l’oste sotto casa.
Ettore fu ucciso in battaglia da Achille e fu trascinato legato al carro come segno di vittoria intorno alle mura di Troia.
I vinti coraggiosi lasciano più traccia nella memoria dei loro stessi vincitori.
Tag:nomi