Archivio | luglio, 2019

RIVENDICAZIONI

31 Lug

Non fa tempo a implodere il tetto di una piscina a Trieste, avvenimento riportato solo dalla stampa locale perché la città è “lassù a destra” e a Roma si ricordano di lei solo il 4 novembre, che tre giorni dopo Il Piccolo, uno dei quotidiani locali, riporta una dichiarazione del rettore del Santuario mariano di Monte Grisa: “La Madonna ha protetto la città ecco perché non c’è stata strage”, e fin qui siamo nel campo delle libere opinioni in un Paese democratico. Il primo sabato di settembre, annuncia il rettore del Santuario, già chiacchierato per aver speso una follia per rivestire di oro due statue, faremo una processione attraverso tutta la città. Fissata già la data, il 7 settembre e sarà presente anche il sindaco “me l’ha detto lui di persona, poco dopo il crollo”.

Ciò che fa pensare è l’immediatezza nell ‘aver ottenuto tutti i necessari permessi in così poco tempo. Ci si augura che, in ossequio alla laicità dello Stato, il sindaco di Trieste partecipi a titolo personale.

Quanto all’intervento o meno della Madonna, pare strano che dopo l’incertezza che grava su Međiugoriee i fatti della statua di Civitavecchia, il rettore del Santuario sia così sicuro, senza nessuna conferma dal Vaticano. È interessante che il giornalista, invece, parli di “fortuna”.

Poi, si sa, ognuno è libero di pensarla come vuole, purché la manifestazione non gravi sul contribuente.

L’ALTRO, SENZA PREGIUDIZI

30 Lug

“Quando vedo una donna con un bel seno la guardo e passo avanti, così come quando vedo un nero, lo incrocio e passo avanti”, nell’aula di un tribunale da parte di un bianco che vuole l’affidamento della nipote nera di sette anni perché ritiene che il padre, nero, vedovo e tossicodipendente non sia in grado di dare un’educazione alla piccola, nel film americano “Black or White”. Ciò per dire che la discriminante nella causa non era il colore della pelle ma l’instabilità del padre.

Nessuno, salvo i ragazzini, fa caso se nelle giornate di Bora a Trieste si solleva una gonna. Non solo neri, “terroni”, donne. Renzo Tramaglino, lombardo, rischiò grosso solo perché una donna, interpretando male un suo gesto, si mise a gridare: “Dagli all’untore” mentre egli bussava a una porta.

Nelle città più che nei paesi è ormai normale incrociare persone di tutti i colori, come incrociare belle donne e uomini.

Sta nella mente di chi guarda riconoscere nell’altro una persona, senza desideri, senza pregiudizi, senza affibbiare a lei o a lui un’etichetta.

Ognuno di noi, stranieri compresi, è titolare di doveri e diritti, anche i bambini che, è bene rammentarlo, non sono “i cittadini di domani”, ma solamente persone in crescita, perché lo sono pienamente già oggi.

“CHI VOLETE CHE VI LIBERI?”

28 Lug

“Chi volete che liberi, Barabba o Gesù di Nazareth?”

Assieme a “Cos’è verità?” in molte forme e soprattutto in modi subdoli questa domanda ci è posta ciclicamente, qualche volta con l’Istituto del referendum, spesso in modo meno evidenti, sottotraccia.

“Bianchi o rossi?”, “Gialli o verdi?”

O, per uscire fuor di metafora, brutalmente “Bianchi o ne(g)ri?’.

Come se chi la pone non sapesse o fingesse di non sapere che molti aspetti della vita non possono essere “tagliati con l’accetta” come la legna, come se dimenticasse o fingesse di dimenticare che viviamo in un mondo globale e coloro che non vogliono i neri non si rendessero conto che ormai l’economia globale è in mano ai “musi gialli’, altro cliché, e che pensandoci bene, “dopo venti secoli di storia” in minoranza cominciano essere proprio quegli ariani che con le scandalose leggi razziali Mussolini pretese di difendere.

La risposta moderna alla domanda di Pilato è dunque “tutti e due” perché non è il colore della pelle ma i suoi valori morali a distinguere ed elevare una persona.

MAGLIETTA BAGNATA

26 Lug

Nessun riferimento a quelle feste di “Miss” che attraggono molte adolescenti.

Maglietta bagnata, specialmente sulla schiena, è la T-shirt che si ritrovano, uomini e signore, un attimo dopo essere saliti in un’auto sotto il sole, e a ben poco serve l’aria condizionata. 😊

8 e 1/6

25 Lug

“La puntualità è la cortesia dei re”… io re non sono ma è una cosa a cui tengo molto. Fosse per me abolirei il quarto d’ora accademico, chi c’è c’è e chi arriva in ritardo senza un valido motivo rimane fuori, come a teatro. Abbiamo quasi tutti un telefono in tasca e avvisare di un ritardo costa poco e è un gesto di buona educazione.

Siamo abituati a dividere l’ora in quarti. Proviamo a farlo con altre frazioni. Stamani avevo un appuntamento alle 08:10, cioè alle otto e un sesto.

Potrà sembrare bizzarro ma qualche volta io do appuntamento all’ora e un quinto (o altre fazioni di 60). A chi mi guarda con sorpresa rispondo che otto e un quinto sono le 08:12, e non essendo abituati richiama l’attenzione e aiuta a memorizzarlo.

Diverso è il caso di quel dirigente che indossava l’orologio da polso alla rovescia, con il messaggio chiaro all’interlocutore di quanto tempo gli facesse perdere… ma si sa, “non siamo tutti alla stessa maniera”, come diceva la mia suocerotta, e grazie per aver impiegato il vostro tempo a leggere questo pensiero 😊..

NUOVI MODELLI DI VIABILITÀ

23 Lug

Il comune interdice al traffico per lavori a medio/lungo termine una strada stretta a doppio senso molto frequentata in discesa – ma è in salita che i veicoli fanno rumore! – che porta sulle rive, deviando l’unico bus che la percorre. Le attività commerciali sono a valle.

I residenti, pur con il disagio diurno dei lavori, si rendono conto che senza il traffico veicolare si vive molto meglio e ne domandano la pedonalizzazione a fine lavori con deroghe per i soli frontisti accettando di buon grado il cambio di percorso del tpl, che comporterebbe la rinuncia al bus “sotto casa”.

Se la richiesta venisse accettata sarebbe un ulteriore passo avanti verso quel cambio di mentalità che va verso città piú vivibili senza il traffico privato.

Succede a Trieste.

P.s. Io ho vissuto al pian terreno in una strada in salita proprio difronte a una fermata. Udire l’arrivo e soprattutto la ripartenza dei bus ogni dieci minuti è un’esperienza da evitare.

NEGARSI AL TELEFONO

18 Lug

È norma di buona educazione non insistere dopo il quinto squillo in una chiamata. L’altra persona potrebbe essere impiegata e in condizione di non poter rispondere. Nella telefonia mobile, e spesso anche in quella fissa, resta traccia della chiamata.

Questa mattina avevo urgenza di parlare con il mo medico. Ho provato diverse volte ma la linea risultava sempre occupata.

Ha risposto poco prima delle 13:00 ad una chiamata da un altro numero perché il mio operatore non aveva copertura dicendo che probabilmente un altro paziente per errore non aveva chiuso la sua comunicazione.

Problema risolto, ma ha fatto rammentare la volta che chiamando una persona questa si negava perché aveva difficoltà a dare la risposta a un mio quesito. Mio cognato mi disse: “Chiama col mio”. Lo feci e dall’altra parte arrivò subito la risposta: “Buongiorno, dimmi Nicola”, io risposi con flemma: “Non è Nicola, sono io, probabilmente ci sono problemi sulla mia linea…”.

A barare si fa sempre brutta figura.

HO UN DESIDERIO

16 Lug

(“Ho un sogno”, purtroppo ancora ampiamente irrealizzato,non solo negli Stati Uniti, è quello di M. L. King).

Il mio sogno è di entrare in un bar e vedere seduti a parlare assieme un iman, un prete, un rabbino come i tre di cui racconta Ivo Andrič in “Il ponte sulla Drina”. Senza necessariamente parlare teologia o di altre cose serie, ma discorrendo tra amici, fosse anche l’ultima partita di calcio di una squadretta in promozione.

Ho frequentato in periodi differenti della mia vita due persone di colore, un filippino e un nigeriano. Parlavamo in inglese e mai nessuno si è posto il problema del colore della pelle.

In una cena a Gorizia con un americano e un russo chiesi a bruciapelo se conoscevano l’incipit di Pinocchio… ovviamente mi risposero con quello di Walt Disney e spiegai loro che avevano perso il senso del racconto.

Tra gli altri ho conosciuto un ebreo americano che quando, presentandosi, mi disse: “My name is Judas” ho dovuto per un momento far mente locale che non si riferiva a quello per cui secondo la cultura cristiana Giuda è un nome da evitare.

Non entro negli aneddoti posti da una vita a ridosso del confine perché ci vorrebbe troppo tempo.

Il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni del 1944, naufragato sul nascere per gli interessi nazionalistici e richiamato dal Presidente del Parlamento europeo David Sassuoli, con un’Europa così divisa su tutto e su tutti sembra ancora di cosí difficile attuazione.

In questi momenti pare che vogliano dividere anche l’Italia, più di quanto già lo sia. Avere a Bruxelles ventuno rappresentanti è, oltre che dispendioso, una mossa perdente in partenza. Giù giù nel nostro inno nazionale c’è la strofa che pochi conoscono “Noi siamo da secoli calpestio e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi”. Dopo la regionalizzazione della sanità farlo anche con la scuola sarebbe disastroso. Torneremo all’Italia dei comuni, di cui ho avuto un esempio con i posti di blocco, quelli che in Italia erano i dazi, in un mio viaggio in Albania?

In attesa di ascoltare integralmente il discorso di Ursula von der Leyen, rammento che prima di Spinelli già un altro italiano, Giuseppe Mazzini, sognava, morendo senza averla vista, la “Giovine Europa”, nel suo Movimento del 1834.

Chissà un giorno… mio nipote… forse.

DISCO ROTTO

12 Lug

Per disco rotto, lo scrivo per i giovani che non conoscono il vinile, si intende quel graffio sul disco che fa si che la puntina, passando sulla superficie si inceppi e ripeta l’ultima frase della canzone.

Ieri in Francia ė morto, per interruzione della nutrizione, Vincent Lambert.

C’è stato chi, invece di prenderne atto e tacere, ha riproposto la sua idea sulla sacralità della vita, dimenticando che un elemento essenziale di quella umana è la *capacità di relazione*, cosa che le persone in stato vegetativo non hanno più.

Ognuno, d’altronde è libero di esporre il suo pensiero, anche se noto e stranoto, ripetendolo appunto come il disco rotto.

Diversa è la responsabilità di quei media che hanno funto anche in questa occasione da cassa di risonanza nel tentativo far sentire in colpa qualcuno, dimenticando che la legge italiana garantisce a chi lo voglia, di scegliere come essere trattato in caso di eventi dalle conseguenze irreversibili.

Al pari dei discorsi più o meno velati sull’aborto, che certo non è una passeggiata, ma un diritto garantito dalle nostre leggi.

DEMOCRAZIA

11 Lug

Nel 1938 la maggior parte degli italiani era d’accordo con le leggi raziali, ma ciò significa che fossero giuste.

Secoli prima fu chiesto alla folla di Gerusalemme se volesse libero Barabba o Gesù di Nazareth. La folla scelse Barabba.

Il grande limite anche nella democrazia, a cominciare dall’assemblea di condominio, è che non sempre 50%+1 equivale ad essere nel giusto.

Non è cioè dato per scontato che la maggioranza sia compente nella materia su cui vota.