“Nel principio Dio creò…” (Genesi 1:1), così cominciano le Scritture sacre per gli ebrei, limitatamente all’Antico Testamento, e per i cristiani anche per il Nuovo.
Poco più avanti troviamo la creazione dell’essere umano.
E Dio disse: “Facciamo l’essere umano a nostra immagine, a nostra impronta, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dio creò l’uomo a sua impronta; a impronta di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra (Genesi 1.26-28)
[…] allora il Signore Dio plasmò l’essere umano con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’essere umano divenne un essere vivente. (Genesi 2:7).
Qualcuno avrà notato che ho scritto “essere umano” e non “uomo”, perché a differenza dell’ebraico (lingua dell’Antico Testamento) e del greco (lingua del Nuovo Testamento), l’italiano non ha un termine neutro, se non “persona” o “essere umano”, termini generici che superano il maschile inclusivo della nostra lingua.
Quindi la creazione non riguarda l’uomo maschio ma l’essere umano. Il racconto di Genesi 1 specifica le due identità di genere, quello di Genesi 2, più avanti, narrerà la creazione della donna alla pari con l’uomo. In ebraico ciò viene rimarcato anche dall’uso delle stesso termine (hish, uomo e hisha, donna, come dire uomo e uoma).
Tutto, ma proprio tutto, ciò che è accaduto dopo è responsabilità degli appartenenti al genere maschile, con le loro prevaricazioni e, se del caso, anche una certa interpretazione disinvolta dei testi da parte di chi avrebbe dovuto osservarli e non manipolarli.
Sono cose che ben si sanno, o si dovrebbero sapere, dall’aver insegnato la Scrittura e in generale l’istruzione con poche eccezioni ai soli uomini, passando per Ipazia, assunta a simbolo delle vittime della misoginia, via via nei secoli.
Tanto che una bambina, alla fine di una mostra d’arte, chiese alla maestra, “Ma perché i nomi sono solo di uomini?”.
Gesù di Nazareth, al di là delle fantasie dei vangeli apocrifi, rivalutò le donne permettendo loro di seguirlo intrattendosi a parlare al pozzo con la samaritana (Giovanni 4:4-27). I suoi discepoli infatti non si meravigliarono che parlasse con una straniera ma con una donna (verso 27), e quando fece riporre le pietre a coloro che volevano lapidare l’adultera (non perché così voleva la Legge, ma per metterlo in difficoltà) (Giovanni (8:1-11).
Paolo apostolo, ingiustamente definito misogino, non sovvertì l’ordine sociale e disse che a quei tempi era opportuno che le donne tacessero nelle assemblee, perché avrebbero provocato confusione a causa dell’ignoranza in cui erano tenute e riconosce la patria potestà sulle figlie , così come sui figli, ma esprime il meglio del suo pensiero quando scrive che il marito è padrone del corpo della moglie ma anche viceversa (1a Corinzi 7:4). Questo sul piano sociale e di coppia, ma per quanto riguarda la spiritualità ricorda che “non c’è dunque più giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, ma tutti siete uguali” (Galati 3:28). Tentate di leggere questi passi con la mentalità del 1° secolo d. C.
Sì, certo, sappiamo di alcuni stimati teologi, tra i quali spicca Agostino d’Ipponia, che vedevano la donna solo come una consolazione dell’uomo e una fattrice, considerando l’atto sessuale una sorta di peccato giustificato ai soli fini della procreazione. La chiesa cattolica per molto tempo ha identificato il cosidetto peccato originale con l’atto sessuale, mettendo in crisi molte persone, per lo più donne.
Scrivo queste note, già scritte e riscritte più volte, in risposta alla dichiarazione di tempo fa del “Consiglio dell’Ideologia Islamica” che vede anti Islamica l’esistenza stessa delle donne.
E si parlava di Tommaso d’Aquino!
All’inizio di questa nota ho scritto che le Sacre Scritture sono tali per gli ebrei e i cristiani. L’ho precisato perché più di qualcuno insiste a parlare delle “tre religioni monoteistiche”.
A chi non ha dimestichezza con la Bibbia suggerisco di leggere la storia di Abramo, in Genesi, di come abbia avuto un figlio, Ismaele, dalla serva (tutto legale, a quei tempi, non è questo il punto), e successivamente l’erede, Isacco, dalla moglie.
La sua discendenza passa per Isacco e non Ismaele. Questi, allontanato assieme alla madre, formerà il popolo arabo (non ancora islamico).
L’Islam inizia nel 610 d. C. e si propone come una nuova rivelazione, che nulla ha a che fare con l’ebraismo e il cristianesimo, tanto è vero che manipola la stessa Scrittura, affermando che in Genesi Abramo sarebbe stato pronto a sacrificare Ismaele – che non era con lui! – anziché Isacco.
Del ruolo subordinato della donna nel pensiero islamico forse non occorre parlare, visto che nella sura (capitolo) “del Misericordioso” si parla del paradiso con le vergini a disposizione degli uomini.
Non stupisce pertanto una decisione come quella pakistana, ma fa male pensare a questa ulteriore umiliazione di tante donne e a come reagiranno i tanti musulmani onesti costretti loro malgrado ad adeguarsi.
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