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IL MASCHIO SI GIRA

15 Apr

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Oltre a qualche uomo che dimenticando il buon gusto cammina in città in pantaloncini, le signore cominciano a indossare le gonne segno evidente della primavera.

La minigonna ha da poco compiuto cinquant’anni. Dopo le prime normali perplessità è entrata nella nostra cultura e sta al buon gusto della ragazza o giovane donna indossarla appropriatamente, così come sta agli uomini non farci caso e guardare la persona, collega o passante casuale, senza desiderio.

Molti “maschi” italiani purtroppo sono ancora rappresentati dalla famosa fotografia di Mario De Biasi “Milano si gira” che ritrae la giovane Moira Orfei in piazza Duomo e tutti, fateci caso, proprio tutti gli uomini che si girano a guardarla.

Il brutto spettacolo sono loro.

DRESS CODE ESTIVO

22 Giu

Signori uomini, comincia a far caldo, anche se ancora a giorni alterni perché l’estate è cominciata solo ieri, ma per favore pantaloni corti solo in località di mare e non in città, a meno che non siate stiate facendo jogging nel parco comunale o non vi chiamate Alex Del Piero e dintorni.

Dress code, per chi non conosce l’inglese, si traduce buon gusto. 🙂

IL DRESS CODE È QUESTIONE DI BUON GUSTO

15 Mag

Nel mondo occidentale moderno la donna ha più libertà nell’abbigliamento rispetto all’uomo. Basti pensare alla policromia dei vestiti e al fatto non banale che può scegliere se vestire gonna o pantaloni. Un accessorio prettamente maschile come gli stivali usati per andare a cavallo, è stato fatto proprio dalla donna (a parte quelli indossarti dalle forze dell’ordine in motocicletta).

Nella nostra società l’uomo in gonna è solo lo scozzese in kilt, che suscita curiosità, stupore o ilarità degli altri uomini.

Il manager milanese citato nell’articolo de La Stampa non è l’unico uomo a vestire abiti femminili. Un caso analogo è recentemente avvenuto a Trieste provocando non poco scompiglio, perché un insegnante si è presentato in abiti femminili, consoni alla sua personalità.

L’attrazione verso gli abiti dell’altro genere, in questi due casi femminili da parte di uomini, non è necessariamente segno di disturbi di personalità come qualcuno potrebbe essere portato a pensare ma di una voglia di rompere gli schemi. Forse solo le imposizioni che vedono l’uomo intrappolato quasi sempre in giacca e cravatta.

Pensiamo al manager dell’auto che si presenta sempre e comunque in maglione blu tanto da averne fatto un suo simbolo ma anche a quei conferenzieri, spesso docenti universitari, che parlano vestendo in modo estremamente casual rispetto  gli standard attuali.

La minigonna, ricordiamolo, ha poco più di cinquant’anni e dopo le prime perplessità è stata accettata come un capo d’abbigliamento comune. Certo non adatto a tutti i fisici  e a tutte le età, e sta al buon gusto della singola donna indossarla o meno.

Tutto sommato, i pantaloni nel senso moderno del termine hanno origine tra il XV e il XVI secolo. I Romani, per esempio usavano le tuniche e i loro militari, per praticità, qualcosa che assomiglia ad una gonnella. Nell’epoca vittoriana le donne non potevano neppure pronunciare la parola pantaloni, perché, riferendosi ad un abbigliamento maschile, farlo era considerato disdicevole.

Esiste un dress code più o meno normato ma comunemente accettato, per cui ci si veste a seconda delle occasioni ma come tutte le convenzioni è suscettibile di variazioni che se gestite con gusto non debbono essere scartate a priori. Saranno la società, la moda e il tempo a giudicare.

A margine, bella la chiusa delle ragazze, che appoggio perché troppe donne soffrono o si procurano danni fisici per seguire i canoni estetici della moda che non sempre tiene conto delle esigenze del fisico.