Quello seguente, considerando anche ciò che sta succedendo in Italia, è uno dei passi più difficili del Nuovo Testamento
“Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto”. (Romani 13:1-7).
Va tenuto presente che Paolo le scrive nel primo secolo, nel quale concetti come la democrazia come la intendiamo ora erano tutti da inventare e certo l’Impero romano non andava per il sottile. Il suo motto era “divide et impera” anche se, in tempo di pace, bastava che i popoli soggetti riconoscessero la sua autorità e pagassero le tasse.
Lo stesso Gesù, nella famosa frase che segna la divisione tra ciò che riguarda la fede e il potere temporale “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, dice che le tasse debbono essere pagate e, durante uno degli interrogatori che precedettero la sua condanna a morte disse a Pilato che la sua autorità veniva dall’alto.
Senza autorità, senza regole, si scaderebbe velocemente nell’anarchia con tutte le conseguenze che possiamo immaginare e in parte vedere in alcuni Paesi africani nei quali le diverse tribù, i diversi gruppi di persone, sono antagonisti tra di loro.
La Scrittura non è un testo monolitico ma soprattutto non è un manuale o un codice da cui estrapolare questa o quella “verità” a seconda del momento.
A me piace far notare come, nell’elenco delle antitesi “C’è un tempo per…” di Qohelet 3, tutte le azioni sono espresse prima al positivo poi al negativo, salvo il “c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare”.
Ecco, questo è il tempo “per parlare”, per far sentire la nostra voce di dissenso, anche con toni forti, purché nel rispetto della legalità.
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