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IL SENSO DEL NATALE

20 Dic

Ha senso per il cristiano di oggi ricordare il Natale, soprattutto sapendo che il 25 dicembre non c’entra nulla, perché i Romani erano sufficientemente avveduti da non indire un censimento in inverno, ma è la sostituzione della festa del dio Sole, qualche giorno dopo l’equinozio d’inverno, e più in generale, ha senso condividere le altrui feste religiose?

Sì e no, a seconda delle circostanze, di proposito ho scritto ricordare e non celebrare. Può aver senso farlo per spiegare ai bambini piccoli cos’è, visto che con tutta probabilità ne avranno già parlato a scuola e forse imparato qualche canzoncina, un po’ come gli ebrei spiegavano e spiegano ai bambini cosa significa per loro il rito della Pasqua (Esodo 12:26-27). Ai più piccoli è bene lasciare le loro innocenti illusioni, Babbo Natale, Befana eccetera (e ai genitori l’illusione che i bambini ci credano che se ne andranno di qua a qualche anno, con i più grandi in famiglia si può cominciare a spiegare che non ha nessuna importanza sapere il giorno esatto, magari evidenziando il controsenso del censimento d’inverno, perché d’inverno anche in Palestina fa freddo, ma la cosa importante è che Gesù sia venuto al mondo e perché è venuto, magari leggendo assieme le narrazioni che ne fanno Luca e Matteo, suscitando le loro domande.

Possiamo cogliere l’occasione per parlarne, a seconda delle convenienze sociali, con i nostri amici e colleghi, ovviamente nel rispetto delle altrui opinioni, e far notare che il 25 dicembre non è una data fissa perché i milanesi, che seguono il rito ambrosiano, e i cristiani ortodossi lo celebrano in altra data, e pure a loro far notare che la data non è importante.

Il natale ormai è una festa essenzialmente consumistica, ed è anche su questo aspetto che possiamo e dobbiamo dire la nostra, con convinzione ed evitando la retorica.

Riscontro una ipocrisia o almeno incoerenza in quei cristiani che dicono di non credere al Natale, non lo celebrano, però il 25 dicembre telefonano per fare gli auguri. Io preferisco un neutro “buone feste”, che copre il periodo dal 25 dicembre a capodanno, perché non so se ci crede chi riceve il mio augurio.

Certo, non parteciperò alle processioni e agli eventi squisitamente religiosi presenti specialmente nei paesi e nelle piccole città, ma parteciperò alla cerimonia di matrimonio di amici cattolici o ebrei, pur dissociandomi nelle parti essenziali dei loro riti. Anche questo è rispetto per le convinzioni (o presunte tali) altrui.

Non possiamo estraniarci dalla realtà, senza passare per asociali, anche perché da fine novembre al 6 gennaio siamo, soprattutto nelle città e dai media, avvolti in una full immersion di stucchevole pubblicità e di insistenti inviti dalle Onlus a essere più buoni. Io cestino senza aprirle tutte le email di richiesta fondi che ricevo sotto natale nella convinzione che o si è buoni tutto l’anno o è un buonismo di facciata.

Nello stesso tempo in nel quale la Chiesa cattolica celebra il Natale gli ebrei dal 18 al 25 dicembre, festeggiano hanno la “festa delle luci” (hanukkah), o festa della dedicazione, in ricordo della ridedicazione del Tempio, ricordata in Giovanni 10:22, questa sì avvenuta d’inverno (il 25 dicembre). Non la si trova nelle bibbie evangeliche ma in fonti ebraiche extra bibliche tra le quali 1° Maccabei 4:36-61 (per inciso il Concilio di Trento, quello della controriforma ha inserito 1° e 2° Maccabei tra i libri dueterocanonici, quei sette testi scritti in lingua greca che non appartengono al canone ebraico ma si trovano, assieme ad altri sette, in alcuni manoscritti della LXX, che noi chiamiamo apocrifi, e agli ebrei è vietato leggerli).

Quanto ai simboli, il presepe, con tutto rispetto per Francesco d’Assisi che fu il primo a proporlo lo escludo, per insegnare anche ai bambini che la fede non ha bisogno di segni tangibili, come chiese l’apostolo Tommaso.

L’albero di natale è un simbolo di origine pagana, che niente ha a che fare con la festività, e può essere usato per ornare la casa come elemento estraneo alla natività ma legato al periodo festivo (in un ospedale nel periodo pasquale ho visto un bell’albero di Pasqua, composto da una pianticella con delle uova appese ai rami).

Ben fanno questa volta gli americani e i canadesi che hanno spostato il valore religioso della festa al Ringraziamento (Thanksgiving, in inglese, festa in cui la famiglia si riunisce, e al natale riconoscono solo l’aspetto commerciale). Non dimentichiamo che il Babbo Natale vestito di rosso che conosciamo oggi è un prodotto della Coca Cola.

Di sicuro è triste, molto triste, riscontrare che ogni anno il natale continua a essere ostaggio di quelle “guerre di religione” politiche tra i due schieramenti natale sì contro natale no, presepe sì contro presepe no, fino ad arrivare al bambinello nero nelle scuole fino ad arrivare a quel dirigente scolastico che anni fa vietò la distribuzione di biglietti gratuiti al luna park ai bambini di una scuola primaria perché non consono con gli obiettivi della scuola.

BUON NATALE!

16 Dic

Natale2019

Buon Natale a chi passa di qua.

Buon Natale a chi, in buona o mala fede, ha alimentato le solite polemiche: Natale sì, Natale no, presepe sì, presepe no, bambinello bianco o nero, strumentalizzando il Natale per scopi che con esso nulla hanno a che vedere.

Buon Natale anche a chi è convinto di essere l’unico depositario della Verità, dimenticando che invece lo Spirito soffia dove vuole.

Buon Natale a chi si riconosce nello spirito del giubileo. No, non quello istituito da Bonifacio VIII, ma quello biblico (Levitico 25), lo scopo del quale era insegnare che tutto, ma proprio tutto, ci è dato in prestito.

Buon Natale, o buone feste, a chi riesce a stupirsi e farsi domande solo all’apparenza inutili. Re Salomone, al quale fu ordinato di costruire il Tempio di Gerusalemme, si chiese come fosse possibile che Dio sia confinato in quattro mura. A differenza di altri non fu punito per il suo dubbio, perché seppe guardare oltre le apparenze.

Buone feste ai nostri vicini, siano essi ebrei o musulmani, che hanno le loro rispettive feste in questo periodo e, ovviamente, anche agli altri.

Buone feste a chi non crede, perché la fede è un dono e come tale può non essere accettato, non si può aver fede per decreto. Credere – aver fede – è uno di quei verbi che come amare, volere, sentire, non sono retti dal verbo dovere.

Buon Natale, o buone feste, a tutte le donne e bambini maltrattati e ai familiari delle vittime delle “morti bianche” che nel 2021 non dovrebbero esistere.

Buon Natale, o buone feste, a coloro che assicurano i servizi essenziali e alle persone che lavoreranno a causa dell’avidità dei loro datori di lavoro.

Buon Natale, o buone feste, a coloro che si sono trovati sbattuti in Italia dalle onde del mare, o nella “rotta balcanica” novelli Enea, in fuga da una guerra o da un Paese ostile.

Buon Natale, o buone feste, a quanti visto che non è più epoca di biglietti postali di auguri si son visti recapitare una lettera di cassa integrazione o di licenziamento, mentre era stato detto loro che la povertà è finita.

Buon Natale, o buone feste, alle Ragazze Mondiali della Nazionale di calcio, dando una speranza alle ragazze e alle bambine ma che poi sono state dimenticate dalla Rai, servizio di stato, che pure dovrebbe adoperarsi per la parità dei diritti prevista dalla nostra Costituzione.

Buon Natale, o buone feste, a chi non si è trovato in questa lista di persone che per sua natura è aperta, ma poiché siamo sette miliardi, più di qualcuno può essermi sfuggito.

DUE DATTERI E UN SORRISO

5 Dic

Un paio di anni fa sotto le feste eravamo in fila per comperare dei datteri e stavamo valutando tra noi quali scegliere.

Il signore prima di noi si girò e ci consigliò: “Comperate quelli, che sono migliori” poi, finito il suo acquisto, aprì la sua confezione e ce ne offrì.

Io sono mussulmano” ci disse “e non festeggio il Natale, per noi offrire i datteri è comunque segno di amicizia”.

Apprezzammo questo suo gesto spontaneo di condivisione e imparammo qualcosa.

Per quelli che strenuamente difendono “i nostri” valori, spesso senza sapere quali in realtà siano.

CULTURE DIVERSE

30 Dic

Si parla spesso di culture, integrazione e accettazione dell’altro.

Succede anche durante le feste, con il loro “simbolo laico” piú famoso, il panettone.

In famiglia c’è chi come me lo vuole classico, chi senza i canditi, chi senza le uvette, chi con le gocce di cioccolato, insomma la versione natalizia di “questa casa non è un ristorante!”

Poi succede che la squadra sportiva del nipote gli regala un panettone classico e il gioco è fatto, toccherà a me sacrificarmi, perché non il cibo si butta, vero? 🙂

IL MODELLO DI VITA ESISTE GIÀ

25 Dic

Non si può non notare lo scarto tra il dire e il fare nell’omelia della vigilia di Natale di Bergoglio, quando «lancia un nuovo modello di vita: non divorare e accaparrare, ma condividere e donare». Cosa dire di quanta ricchezza è custodita inutilmente in Vaticano e nelle varie basiliche piene di inutili ex voto? Non può predicare una chiesa povera senza agire in coerenza con ciò che dice”. “Pietro non aveva il bancomat” disse una volta , ma neppure lo Ior e le partecipazioni nelle multinazionali. Se non si è coerenti con ciò che si dice le parole non hanno alcun valore.

Gesù rovesciò i banchi del mercanti del Tempio che avevano trasformato il servizio di cambiavalute e di venditori di colombe in un business, esortò a non farsi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine distruggono, lodò la vedova che diede tutti i suoi averi al Tempio, e ammonì, a proposito degli scribi e dei farisei: “Fate come dicono e non fate come fanno”.

Sono lontane, ma soltanto nel tempo, le figure di Francesco d’Assisi, tanto rammentato per il presepe e molto meno per il suo stile di vita, e di Martin Lutero, scandalizzato dalla vendita delle indulgenze.

Frugalità non è sinonimo di povertà, ma uno stile di vita da adottare per essere credibili.

IL VALORE DI UN DONO

23 Dic

Quello dei regali a Natale ormai è un obbligo sociale – un po’ come la visita ai parenti quando si torna in paese che se si va a far visita a uno si offende l’altro – a cui sempre più persone tendono a sottrarsi, come abbiamo scelto di fare anche noi da molto tempo.

Personalmente, bambini a parte, ritengo che i regali non debbano rispettare date fisse a parte il compleanno che è una data soggettiva, ma nella coppia e, perché no?, anche verso amici con cui si ha uno stretto rapporto, i regali vadano fatti a sorpresa, senza alcun obbligo di reciprocità ma solo perché si è visto qualcosa di particolare, non necessariamente costoso, e si è pensato che al nostro partner o a quel particolare amico o amica avrebbe fatto piacere riceverla, in una data qualsiasi nella quale una persona non si aspetta niente di particolare. Con ciò non escludo assolutamente, per non cadere nell’estremo opposto, quelle le ritualità per cui ad un invito a pranzo ci si presenta con un mazzo di fiori per la signora o con una bottiglia di buon vino.

Sulla valenza dei regali un bel saggio è quello scritto dal filoso Theodor W. Adorno in Meditazioni sulla vita offesa e ben riproposto da Barbara Spinelli anni fa in questo articolo.

La mercificazione del regalo, e uso questo termine pensando a tutto ciò che ai tempi di Adorno non era ancora stato pensato, come la facoltà di pagare un sovrapprezzo per avere la priorità in una fila al museo o a uno spettacolo, ha raggiunto il suo apice con l’espandersi delle carte regalo (gift card, in inglese), come a dire che per me tu vali 25, 50, 100 euro, e poi veditela tu. Si può regalare una ricarica telefonica solo ad un adolescente, ma verso un adulto è squalificante.

Personalmente io regalo anche i miei libri – che poi magari ricompro per la mia biblioteca – perché ciò vuol dire sia che li ho letti sia che conosco i gusti delle persone alle quali li offro.

Anche le aziende hanno cominciato a tagliare i regali anche perché molti si trovavano con sei o sette agende sul tavolo. Più di qualche azienda e libero professionista nei biglietti di auguri che debbono mandare, anche per una questione di immagine aggiungono il nome e il numero di c/c di una Onlus alla quale destinare i denari spesi eventualmente per il regalo.

Si dice sempre “basta il pensiero”. Basterebbe pensare a quanta verità c’è dietro questa espressione, che non esclude un regalo, purché di costo contenuto, ma dice soprattutto che a e da una persona a cui si vuol bene prima di esso basta un sorriso, una telefonata, la rassicurazione che quando serve ci siamo, e viceversa.

BUON NATALE

23 Dic

Buon Natale a chi passa di qua.

Buon Natale a chi, in buona o mala fede, ha alimentato le solite polemiche: Natale sì, Natale no, presepe sì, presepe no, strumentalizzando il Natale per scopi che con esso nulla hanno a che fare con esso.

Buon Natale a chi è convinto di essere l’unico depositario della Verità, dimenticando che lo Spirito invece soffia dove vuole.

Buon Natale a chi si riconosce nello spirito del giubileo. Non quello istituito da Bonifacio VIII ma quello biblico (Levitico 25), lo scopo del quale era insegnare che tutto, ma proprio tutto, ci è dato in prestito.

Buon Natale a chi riesce a stupirsi e farsi domande solo all’apparenza inutili. Salomone, al quale fu ordinato di costruire il Tempio di Gerusalemme, si chiese come fosse possibile che Dio sia confinato in quattro mura. A differenza di altri non fu punito per il suo dubbio, perché seppe guardare oltre le apparenze.

Buone feste ai nostri vicini, siano essi ebrei o musulmani, che hanno le loro rispettive feste in questo periodo e, ovviamente, anche agli altri.

Buone feste a chi non crede, perché la fede è un dono e come tale può non essere accettato, non si può aver fede per decreto. Credere – aver fede – è uno di quei verbi come amare e sentire, che non sono retti dal verbo dovere.

Buon Natale, o buone feste, a coloro che presiedono i servizi essenziali e alle persone che lavoreranno a causa dell’avidità dei loro datori di lavoro.

BuonNatale, o buone feste, a coloro che si sono trovati sbattuti in Italia dalle onde del mare, novelli, Enea, perché sfuggono da una guerra o da un Paese ostile.

Buon Natale, o buone feste, a chi non si è trovato in questa lista di persone che per sua natura è aperta, ma poiché siamo sette milioni, più di qualcuno può essere sfuggito.

“BIANCO NATAL”

20 Dic

(Pensiero pre natalizio)

Vorrei far riflettere coloro che cantano “Bianco Natal” o “Scende la neve”, oltre a rammentare che alla nascita di Gesù a Betlemme non nevicava, che potrebbe nevicare e comunque fa freddo tra i migranti in Bosnia, tra coloro che soffrono per la guerra in Siria, nello Yemen, sulla striscia di Gaza, ma anche sui senza tetto delle nostre città in Italia.

A loro vada il nostro pensiero perché Giuseppe, originario di Betlemme di Giuda non erano dei migranti né dei poveri, perché ci vien detto che egli era un carpentiere. Forse, a dispetto della tradizione, dovremmo rivedere alcuni canti. 🙂

DEL FARE E DELL’INSEGNARE

18 Dic

(Pensiero prenatalizio)

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò”. (Atti 1:1).

L’ordine dei verbi scelto da Luca non è casuale.

L’ALTRO ASPETTO DEL NATALE

25 Dic

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Non riguarda tanto chi non ti ha fatto gli auguri ma quanto chi ti ha mandato un  messaggio di auguri dopo che non si è fatto vivo tutto l’anno o, peggio, coloro che ti hanno inserito in una lista e li hanno mandati a tutta la loro rubrica, praticamente mandandoli non a te ma al tuo numero.