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UOMINI E DONNE GIOCATTOLO

19 Dic

Oggi è l’anniversario della nascita nel 1861 di Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Schmit) nato in quella Trieste che lo vide compagno di Umberto Saba e James (Giacomo) Joyce.

Nel romanzo Senilità Svevo racconta della vita di Emilio Brentani, un impiegato grigio e senza troppe aspirazioni in una compagnia di assicurazioni e delle sue presunte avventure amorose con Angiolina Zarri, donna totalmente diversa da lui.

L’incipit del romanzo è la descrizione di un uomo che considera le donne come un oggetto usa e getta, come, purtroppo ce ne sono anche nella realtà, spesso facendo loro del male.

Subito, con le prime parole che le rivolse, volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria. Parlò cioè a un dipresso così: – T’amo molto e per il tuo bene desidero ci si metta d’accordo di andare molto cauti. – La parola era tanto prudente ch’era difficile di crederla detta per amore altrui, e un po’ più franca avrebbe dovuto suonare così: – Mi piaci molto, ma nella mia vita non potrai essere giammai più importante di un giocattolo. Ho altri doveri io, la mia carriera, la mia famiglia.

La sua famiglia? Una sola sorella non ingombrante né fisicamente né moralmente, piccola e pallida, di qualche anno più giovane di lui, ma più vecchia per carattere o forse per destino. Dei due, era lui l’egoista, il giovane; ella viveva per lui come una madre dimentica di se stessa, ma ciò non impediva a lui di parlarne come di un altro destino importante legato al suo e che pesava sul suo, e così, sentendosi le spalle gravate di tanta responsabilità, egli traversava la vita cauto, lasciando da parte tutti i pericoli ma anche il godimento, la felicità. A trentacinque anni si ritrovava nell’anima la brama insoddisfatta di piaceri e di amore, e già l’amarezza di non averne goduto, e nel cervello una grande paura di se stesso e della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospettata che saputa per esperienza.

EDUCAZIONE DOVE SEI?

16 Feb

L’attività di Lorella Zanardo, iniziata con il suo documentario denuncia “Il corpo delle donne” ha fatto riflettere i e le giovani sulla qualità della televisione italiana e più in generale dei messaggi visivi con i quali ci interfacciamo, perché non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai manifesti murali che ci sono sbattuti in faccia andando per via magari con i nostri figli o nipoti, facendo loro prendere coscienza di una realtà purtroppo tuttora viva in questo nostro paese, l’esposizione mediatica irrispettosa del corpo delle donne, come non la si vede più neppure nei calendari delle officine o di altri ambienti per tradizione maschili. Un po’ meno, pare, ha fatto riflettere gli adulti, anche quelli che dovrebbero farlo per professione.

I giovani, questi mammoni, bamboccioni o choosy, come li ha arbitrariamente definiti più di qualcuno, sono quelli che, nonostante le difficoltà e le incertezze del loro futuro, sanno pensare, reagire e darci sorprendenti lezioni di vita. Non tutti, ovviamente, ma tutta quella maggioranza che nelle loro piccole o grandi realtà, silenziosamente, si adoperano per quello che usiamo chiamare “un mondo migliore”. Peccato che molte delle loro azioni non siano rese note perché non fanno audience. Magari, però, forse sarebbero emulate.

Di certo sarebbero meglio dello spettacolo che Rai1, servizio pubblico sottoposto alla Commissione di vigilanza, ha dato mercoledì 10 febbraio all’inizio del programma di intrattenimento pre-serale “L’Eredità” condotto da Fabrizio Frizzi, che proponeva quattro ballerine vestite di rosso a cavallo d una scopa, come ha descritto su Huffingonton Post Gabriella Cims, promotrice dell’Appello Donne e Media, piano di riforme per l’affermazione del merito in Tv e nei Media, e per una rappresentazione non stereotipata delle donne.

Non entro nel merito della qualità dei contenuti dei programmi pre-serali, sulla quale si espresse a suo tempo anche la moglie di un capo di stato, il cui messaggio principale è il denaro vinto e non, come logica della vita vorrebbe, guadagnato.

La concorrenza è forte, ma credo non la si vinca contrapponendo programmi di pari qualità, ma piuttosto con programmi culturali accessibili a tutti quanto a fascia oraria. Penso a programmi come “Il fatto” di Enzo Biagi o “La cartolina di Andrea Barbato”. L”ultimo ingresso nelle reti Rai invece è stato l’ennesimo gioco a quiz. Fate un po’ voi.

CONCORSI E CONCORSI

30 Dic

Ho apprezzato la decisione della Rai, in quanto servizio pubblico, di abbandonare la trasmissione di Miss Italia anche se ovviamente è il servizio è offerto da un’altra rete.

Sotto certi aspetti può passare l’idea del recente concorso di bellezza in Iraq, il primo dopo una sospensione di quarantatré anni. Anche se si può pensare ad un’azione di immagine che non avrà un seguito, un po’ come le recenti elezioni in Arabia Saudita aperte alle donne.

Può passare se visto come un tentativo di emancipazione femminile, in un paese islamico con idee sulla donna e sul suo corpo molto diverse dalle nostre. Quindici ragazze, infatti, sono state costrette a ritirarsi dopo aver ricevuto minacce di morte dagli estremisti, così come alcune donne, quando si sono tolte il velo e si son sentite dire che così erano nude, hanno cominciato letteralmente a spogliarsi per far vedere com’è fatta veramente una donna nuda, assieme alle blogger egiziane che nel 2011 hanno postato le fotografie di se stesse nude come le tre scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”, anzi, quattro, perché nella quarta con le mani si coprono la vagina, per denunciare che ne hanno il possesso ma non la proprietà.

In un altro mondo, altrettanto diverso dal nostro, la Cina, mille ragazze hanno sfilato in bikini durante una selezione di assistenti al volo.

Quanto è lontana la sobrietà britannica che nelle richieste di assunzione vieta di allegare la fotografia, sia agli uomini sia alle donne, perché una persona non è valutata per il suo aspetto fisico ma per le sue competenze. Sarebbe interessante sapere se per una selezione analoga maschile gli uomini si sono presentati in slip mostrando i loro bicipidi.

Siamo alle solite, il corpo femminile, anche se non è venduto, aiuta a vendere.