Parlavamo giorni fa dei giochi dei bambini. No, niente videogame, ma quelli di società quando piove, come il “Non t’arrabbiare”, il “Gioco dell’oca”, la dama e soprattutto il domino, che noi abbiamo relegato ai bambini mentre è molto in uso tra gli adulti nei paesi dell’Est, disponibile nei bar e nelle hall degli alberghi al pari delle carte da briscola nelle nostre trattorie, e poi quelli da cortile, oltre al calcio improvvisato, la corsa dei tappi con piste disegnate col gesso, ormai quasi limitata alla spiaggia, dove i tappi a corona sono sostituiti dalle biglie e quello nella fotografia, proposta da su Twitter da @gegola, e che dalle mie parti si chiama “Porton”.
Lo si trova nei nostri cortili, qualche volta sui marciapiedi, e anche sui ponti delle navi da crociera.
Mi ha colpito vederlo nel tristissimo film La sposa bambina, ambientato nello Yemen, segno che esiste un linguaggio dell’infanzia che travalica i confini e che, troppo spesso, gli adulti riescono a rovinare.