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PERCHÉ “CARTA DEI DIRITTI IN INTERNET”

18 Ott

Alla Camera dei Deputati è iniziata la discussione della Commissione di studio sulla tutela dei diritti in Rete.

Una legge o regolamento dello stato deve essere per sua natura comprensibile a tutti, chiamarla con un termine straniero (Bill of Rights) già nel titolo sarebbe un venir meno a questo obbligo.

“Internet” ormai è un termine consolidato anche nella lingua italiana, tanto è vero che a differenza di “Intranet”  si usa scriverlo anche con la i minuscola come “aspirina” che, oltre ad essere un marchio registrato della Bayer, identifica colloquialmente anche i farmaci generici con il medesimo principio attivo. Internet identifica quella realtà specifica, mentre Rete sarebbe più generico (rete di relazioni o altro). Ci sono invero  altri termini inglesi che in italiano sono ormai consolidati, per esempio “mouse”, che gli spagnoli preferiscono chiamare “raton” (topo), e che chi è interessato a questo regolamento quasi certamente conosce. Italianizzarli sarebbe un esercizio di sciovinismo linguistico.

“Carta”, come legge o regolamento, non si rifà all’inglese “card” che usiamo per esempio per le “carte di credito”(che in realtà sono di plastica) ma alla più antica “Magna Charta”, in italiano Magna Carta, rilasciata ai baroni dal re Giovanni d’Inghilterra il 15 giugno 1215 che essendo un atto bilaterale, ben si confà alla regolamentazione di internet, perché se da una parte essa sarà regolamentata dallo Stato nessuno, almeno per ora, è obbligato ad usarla.

Buon lavoro alla Commissione!

(post ri-proposto, ovviamente)