L’articolo Quando Tobia Antonio leggerà non meriteremo il suo perdono non tratta solo di Tobia Antonio ma del diritto alla privacy e del diritto all’oblio di ogni persona.
Rimane la domanda su chi dovrebbe, eventualmente, chiedere perdono.
I giornali, che hanno dato la notizia guarda caso il giorno dopo l’emanazione della legge sulle unioni civili, e che forse, se non si fosse trattato di una persona famosa non lo avrebbero fatto?
Oppure il signor Nicolò Vendola detto Nichi e il suo compagno Ed Testa che – è troppo presto per ipotizzarlo – eventualmente non avranno esercitato l’adeguato controllo parentale lasciando che un bambino di 10 o 12 anni navighi da solo nella Rete scoprendo cose eventualmente anche spiacevoli o espresse male che lo riguardano, oppure che fino quell’età eventualmente non lo avranno ancora informato, nei termini e con il linguaggio adatti ad un bambino, della sua nascita che almeno per ora è considerata particolare (forse tra dieci anni non lo sarà più), come ogni buona coppia di genitori adottivi sa di dover fare verso i figli prima che lo scoprano da soli innescando le crisi di identità che sappiamo?
Deprecando a priori i commenti incivili di coloro che non sanno usare i Social Media, il tema è troppo attuale per pretendere che le persone, favorevoli o contrarie, non ne discutano e questa discussione, nei termini della netiquette, fa parte del corredo di Tobia Antonio così come di qualsiasi altro anonimo bambino.
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