Il fatto, purtroppo, ricalca il copione. Un ragazzo che, ribelle alle regole civili, nella fattispecie della scuola, si avventa contro l’insegnante. Non è il primo probabilmente non sarà l’ultimo.
Il dibattito è aperto e si allarga all’uso consapevole dei dispositivi elettronici e dei Social Media nei quali dopo l’invio è impossibile tornare indietro, con tutte le conseguenze che ne derivano.
In assenza di un’educazione digitale nella scuola, nonostante gli annunci del Miur che ora a fine legislatura forse cadranno nel vuoto, oltre all’ottimo lavoro della Polizia postale le province cominciano a muoversi in modo autonomo, come nel verbano.
Ieri sera, in coda a questo fatto un tg ha riproposto quello della dodicenne che si è filmata nuda per rispondere ad un ricatto di un suo coetaneo e in breve si è trovata sugli smartphone dei suoi compagni.
Questa è la conseguenza della seconda grande lacuna,la mancata introduzione dell’educazione di genere – o affettiva – nella scuola, ostacolata dalla CEI e dal Movimento Pro Vita che sorvolano sul fatto che le ragazze e i ragazzi in assenza di altro si affidano ad vasto mondo di internet che come con la medicina non è certo il luogo migliore dove cercare informazioni.
Da qui a un paio di mesi anche i settimanali, soprattutto femminili, si prodigheranno in consigli per l’estate su quali precauzioni adottare negli incontri casuali e estemporanei durante le vacanze, in poche parole, per usare un’espressione volgare ma esplicita, come “darla” la prima volta senza conseguenze, soffermandosi sugli aspetti tecnici e molto meno sulle conseguenze psicologiche soprattutto per le ragazzine anche in assenza di una gravidanza.
Ai ragazzi e alle ragazze va insegnato il rispetto del proprio e dell’altrui corpo che è il biglietto da visita della persona (qui si aprirebbe anche un discorso sul dress code).
Nel nostro mondo 2, 3 o 4 punto 0, fate voi, di queste cose si deve parlare molto più di quanto si faceva una volta. L’aspetto psico-corporeo della persona, maschio e femmina, è uscito dall’oscurantismo e dal “di queste cose non si parla” o “sei troppo piccolo, non puoi capire” – i bambini capiscono molto di più di quanto pensiamo – di non tante generazioni or sono.
Se ne deve parlare anche con i figli dando loro la rassicurazione che non li si guarda dall’alto in basso, ma solo da persone con più esperienza disponibili a dare una mano quando viene richiesta.
Tornando alle violenze nelle scuole e agli atti di cyberbullismo, resta la domanda se dare queste notizie quasi ogni sera ma soprattutto acriticamente nei tg sia rendere un buon servizio o, come per altre cose inciti all’emulazione. Per un lungo periodo ci sono stati servizi quasi quotidiani sui massi lanciati dai cavalcavia. Ora non se ne sente più parlare. Senza illudersi che il fenomeno sia scomparso, perché la madre dei cretini è sempre incinta, forse almeno è diminuito.
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