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LA CULTURA E L’OSPITALITÀ

2 Gen

libroaperto

Anni or sono ospitammo per un periodo la figlia diciottenne di nostri amici di Taranto. Il padre ci mandò un assegno a copertura delle spese e, per non entrare in quel circolo vizioso dei “non dovevi” e dei “non se ne parla proprio”, decidemmo di dare l’importo alla giovane.

Lei ringraziò, dicendo però che non le pareva corretto ricevere del denaro oltre all’ospitalità, e ci domandò di regalarle dei libri.

Comprammo quindi dei libri adatti alla sua età e ne riempimmo un scatolone. Comprammo anche l’Ulisse di James Joyce, nell’edizione Oscar con la guida alla lettura, ne facemmo un pacchetto a parte con la dedica “Questo leggilo un po’ più tardi, prima goditi la gioventù”. 🙂

LETTURE – 2

24 Dic

ATTUALITÀ

Nell’Iliade Omero non ci racconta la guerra di Troia, ma solo i suoi ultimi cinquantanove giorni, trascorsi tra banchetti e assemblee (riunioni di lavoro, diremmo oggi…), spesso fine a se stessi pur di non continuare a combattere in quell’estenuante assedio in corso ormai da dieci anni finito con la preparazione del famoso cavallo.
Dietro le quinte, ma non troppo nascoste, troviamo le donne, madri e spose degli eroi troiani, che questa guerra, dichiarata come spesso accade ancor oggi non a causa di una donna ma dei soprusi del signorotto di turno su di lei, detestavano.

Ci narra ancora Omero che Ulisse, in seguito all’incauta curiosità dei suoi compagni, si trovò costretto a navigare per dieci anni vagando per mezzo Mediterraneo per tornare alla sua Itaca, relativamente vicina.
In lui non c’era alcun “piacere della scoperta”, come dice qualcuno in televisione, ma soltanto il desiderio di tornare a casa dalla sua amata Penelope, che rivide dopo vent’anni con qualche ruga e qualche capello bianco in più e con le dita stanche dal suo lavoro al telaio.

Il vero libro dei migranti è l’Eneide, di Virgilio. In esso, e non nell’Iliade, leggiamo i particolari dell’inganno del cavallo di Troia, dell’inascoltato consiglio di Lacoonte

Lacoonte

“Timèo danaòs sed dona ferèntes” (Non mi fido dei Greci anche se portano doni) che nella forma abbreviata “Timeo danaos” è diventato sinonimo di diffidenza.
In essa troviamo Enea che fugge dalla città, ormai diventata un rogo, con il padre Anchise sulle spalle e il figlio Ascanio accanto.

Enea
Quell’Enea sbarcato sulle italiche coste e che la leggenda vuole, attraverso Lavinia e giù giù fino a Romolo e Remo, nostro progenitore.

L’Eneide è un classico, per di più scritto su commissione per celebrare la gloria di Ottaviano Augusto, e forse, come tale va letto. Però, (ri)leggendolo – perché i classici letti da alcuni senza voglia e per imposizione a scuola, spesso si rileggono da adulti per comprenderli – come non identificare in Anchise, Enea e il piccolo Ascanio quante e quanti, vecchi, adulti e bambini sono in fuga oggi verso le nostre coste dalla Siria e dagli altri paesi in guerra che ben conosciamo?

DI REGALI E DI CULTURA

21 Dic

Anni fa ospitammo per un certo periodo la figlia di nostri amici pugliesi venuta a Trieste per studio, quella che sul nostro libro degli ospiti come dedica scrisse “Siete speciali” e, ovviamente le dediche si interpretano al meglio. Una sera rincasando la trovammo che suonava il nostro pianoforte ormai in disuso e fu per noi un vero piacere.

Il padre provvide a farci avere un assegno a rimborso spese. Non era proprio il caso e, per non entrare in quel balletto sociale del “non dovevi” “certo che sì” eccetera, decidemmo di parlarne con l’interessata che, per risolvere la questione ci disse, “ Regalate a me il corrispettivo in libri”.

Prendemmo per buona l’idea, mi occupai dell’acquisto secondo i gusti che di lei avevamo capito, assieme a Senilità di Italo Svevo, un must della cultura locale e Ulisse di James Joyce, in inglese, incartato a parte con l’avvertenza, “Aprilo più tardi, per adesso goditi la vita”.

Quando si ha a che fare con giovani che apprezzano la cultura le cose sono sempre più semplici.