Archivio | novembre, 2016

IL NUMERO GIUSTO

30 Nov

«Un paio di scarpe è necessario a tutti, ma non è detto che lo stesso paio possa essere calzato da ogni piede, ne serve uno per ogni misura» Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese

Se l’aiuto non è mirato, è sbagliato di Mario Gilli su Riforma.

TRENTA DÌ

30 Nov

Trenta dì conta novembre
con april, giugno e settembre.
Di ventotto ce n’è uno,
tutti gli altri ne han trentuno.
Variante con settembre come primo mese:
Trenta giorni ha settembre
con april, giugno e novembre.
Di ventotto ce n’è uno,
tutti gli altri ne han trentuno.

In parole povere, avete comperato l’abbonamento mensile per domani, che magari c’è fila e non ce la fate? 🙂

ILVA E I BAMBINI DI TARANTO

29 Nov

Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell`albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”.
Rispose l`uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell`albero e io ne ho mangiato”.
Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.

(Genesi 3:11-13)

Scaricare su altr* la responsabilità è storia di vecchia data. 😦

SCUOLE

27 Nov

In Finlandia sono proibite le scuole private ed è lo Stato ad occuparsi dell’educazione di tutti i bambini. Questa educazione è considerata, a livello mondiale, di prim’ordine. [nota di Teresa Forcades].

Che basti organizzare bene la scuola pubblica?

DEL DIRE E DEL FARE

24 Nov

Se solo riuscissimo a mettere in pratica le cose di cui siamo convinti in teoria, metà del lavoro sarebbe fatto, perché leggere e studiare serve a capire, alzarsi ed agire, cominciando dalle famose piccole cose di ogni giorno, serve a dimostrare di aver capito.

Spunto di riflessione “…Gesù ha fatto e insegnato…” (Atti 1:1).

MEMORIE DI AZZURRO

23 Nov

mulinoadacquaAnche se l’aria ormai già odora di panettone e pandoro, l’altro giorno ci siamo trovati a parlare delle vacanze estive dai nonni.

Quelle descritte da Celentano in Azzurro, che io passavo spesso da mia nonna, con l’obbligo formale del riposino pomeridiano. Formale perché, per quell’accordo non scritto che si può stipulare con i nonni che sono più permissivi dei genitori, ogni tanto, novello Tom Sawyer, trasgredivo saltando dalla finestra al pian terreno della villetta e via per i fatti miei!

Anche quel giorno che, cammina cammina sul lato sinistro della strada come mi avevano insegnato a scuola, percorsi cinque chilometri fino ad arrivare al paese vicino dove abitava uno zio mugnaio che aveva un mulino ad acqua, non proprio bianco come quello dei famosi biscotti, ma che mi affascinava ugualmente (forse già all’epoca mi stavo appassionando al tempo e il roteare della ruota mi ricordava un orologio). Interrogatomi sul cosa facessi lì e se mia nonna ne fosse al corrente, mio zio mi pagò il biglietto per il primo autobus di ritorno. Mia nonna non lo venne a sapere perché non aveva il telefono, neanche quello nero a muro con il disco.

Una signora più giovane ha raccontato di come veniva mandata dai suoi nonni in Sardegna e di come era coccolata dalla nonna che ogni giorno ne trovava una nuova per farla mangiare, preparandole se necessario le tagliatelle a merenda. Suo nonno era un pastore, un pastore sardo di quelli che avevo visto sui libri delle elementari. Incuriosito, le ho chiesto se parlassero in dialetto o in italiano. Mi ha risposto che sì, qualche parola in dialetto usciva, ma parlavano in italiano perché a suo modo suo nonno era una persona colta. Quando recava il gregge al pascolo portava con sé un libro di un autore italiano, D’Annunzio, Verga o qualche altro, assieme a un piccolo dizionario nel quale cercava le parole che non conosceva e scriveva i suoi marginalia.

Sono rimasto stupito e lei, a sua volta mi ha detto di esserlo stata quando, da adulta, ha visto il film tratto dal romanzo Padre Padrone di Gavino Ledda, che certo non corrispondeva all’immagine del pastore sardo avuta da piccola.

Questo per dire che ci sono luoghi comuni e stereotipi che non sempre corrispondono alla realtà, che non debbono essere presi per buoni ma verificati, e facilmente si trova che derivano da chiacchiere popolari senza fondamento.

Come quella, fraintesa da molti, “contadino, scarpe grosse e cervello fino”. Scarpe grosse sicuramente, perché altrimenti affonda nel terreno bagnato, ma “cervello fino” non si riferisce ad una persona che non ci arriva ma piuttosto che sa ragionare. Forse non sempre come i libri di scuola ma, si sa, i libri sono la forma scritta in bella copia della pratica.

UMBERTO VERONESI E LE DONNE

22 Nov

Quando una persona muore si tende a mettere in luce i suoi aspetti positivi. Così è stato anche per il professor Umberto Veronesi, che ha speso la sua vita nella ricerca sul cancro ottenendo ottimi risultati sul cancro al seno, dando nuove speranze e cambiando la vita a molte donne.

Donne delle quali, però, ha rilasciato questa dichiarazione.

Nel Nuovo Testamento la donna è quasi del tutto assente perché considerata un essere secondario, a metà strada tra l’uomo e l’animale, senz’anima, era un gigantesco utero, un semplice strumento per la riproduzione”. Umberto Veronesi, Il corpo delle donne dalla mortificazione all’emancipazione. (a cura di Cinzia Sciuto), in Micromega 5/2014

È vero che quella veterotestamentaria era una società patriarcale che ha relegato la donna tra le quattro mura domestiche, ma ciò non si può dire del Nuovo Testamento in cui il ruolo della donna è completamente rivalutato.

Il professor Veronesi avrebbe fatto bene ad occuparsi di oncologia lasciando ai biblisti l’esegesi di un campo che evidentemente non conosceva.

ATTUALITÀ

21 Nov

“[…]Non un impiego conferito senza raccomandazione di deputati, non una promozione, quasi, accordata senza vista dell’interesse politico (…); non un contratto stipulato dal governo, senza che chi lo stipula sia stato presentato da un deputato”.

Parole d’oggi? No, scritte da Ruggiero Bonghi nel 1886. Ne verremo mai fuori?

DEL GIUDICARE

20 Nov

etichette

Quando etichettiamo una persona accertatiamoci che non ci resti della colla sulle dita.

CRONOMETRO ALLA MANO

18 Nov

Quando conosco qualcuno, non mi importa di chiedere l’età, il lavoro, l’orientamento religioso, tanto meno quello politico. Per capire se può stare a meno di un metro da me, mi è sufficiente contare quante volte dice IO in un minuto.