Una giovane donna mi ha proposto questa pagina di “Lettera a un bambino mai nato”, romanzo di Oriana Fallaci, chiedendomi “…e se Dio fosse donna?”.
Comincio dalla pagina precedente nella quale l’autrice si pone la domanda “se fossi nata uomo?”. Ovviamente è una di quelle domande senza risposta al pari di “come ti comporteresti in questa (o quella) occasione?”, perché le nostre reazioni sono in parte dettate dalla nostra cultura ma in parte soggette al singola situazione dell’immediato.
Di sicuro la donna è stata sottomessa all’uomo dal giorno successivo alla creazione a causa del patriarcato, che non rientra nel racconto di Genesi 1:27 dove uomo e donna sono in uno stato di parità “Dio creò l’essere umano a sua immagine, lo creò a immagine di Dio, maschio e femmina li creò” o se volete la costola di Adamo, sempre in situazione di parità, a meno che non interpreti l’aiuto conveniente di Genesi 2:18 come quello di una colf.
In particolare la donna è stata per secoli, e non serve andare molto a ritroso nel tempo, accusata di sterilità e nelle società in cui era importante trasmettere il cognome della famiglia di non saper dare un figlio maschio fino a quando nel 1905 la genetista Niette Stevens pubblicò la sua ricerca in cui affermava che è l’uomo e non la donna a determinare il sesso del nascituro (il cromosoma Y). Ovviamente non venne creduta e il merito della scoperta andò a Thomas Hunt Morgan, un uomo.
Nel 1975, anno di pubblicazione del libro della Fallaci non si parlava di linguaggio di genere come si fa oggi (molto spesso ancora inutilmente vista la resistenza da parte di politici e giornalisti, anche donne), ma probabilmente l’autrice da persona colta sapeva che la lingua italiana ha il maschile inclusivo, anche se ha finito di ignorarlo.
Quanto al genere di Dio è un falso problema, perché, come ricorda Gesù alla samaritana al pozzo “Dio è Spirito” (Giovanni 6), quindi al di fuori di ogni discorso di genere che riguarda la nostra corporeità. Alla donna che ha avuto sette mariti (Luca 20) Gesù dice che nel Cielo non si avrà moglie o marito ma saremo spirito, concetto forse un po’ difficile da assimilare, come per i bambini lo è la sfericità terra.
La donna era inclusa tra le proprietà dell’uomo, concetto ben evidenziato nel decimo comandamento la cui tradizione è tramandata fino ai giorni nostri nell’atto del padre che accompagna e consegna la figlia ad un altro uomo nel matrimonio, e la sua testimonianza non aveva valore. Per questo motivo Dio si è incarnato nell’uomo Gesù, altrimenti non avrebbe potuto né parlare in pubblico né testimoniare ed essere creduto. Inoltre la donna a fronte del dono particolare della maternità si trovava nella situazione di un forte controllo della sua purezza fisica per evitare le impurità, sia dopo il ciclo (Levitico 15) sia dopo il parto (Levitico 12) e soggetta a tutta una serie di purificazioni codificate e che all’uomo sono richieste in minima parte e il concetto di impurità sarebbe stato contrario alla santità del tempio. (Per motivi simili ma non uguali è molto difficile fare i test sulle donne, con grave discapito per la medicina di genere).
Nella Bibbia quindi si parla di Dio al maschile, e Israele è citato metaforicamente come la sua sposa ma, in linea di principio non ci sarebbe alcuno ostacolo ad usare il femminile, come disse Papa Luciani nel suo famoso: “Dio è anche un po’ mamma”, salvo a cozzare con tutto il testo biblico che lo definisce “Padre” e con la lingua italiana.
Il tempo è una convenzione umana che da sempre ha affascinato filosofi, matematici e poeti. Diviso in mesi di ventotto giorni, secondo la rotazione della luna, ma anche secondo il ciclo femminile a cui le donne stanno molto più attente degli uomini, e in due periodi, giorno e notte, che gli ebrei diversamente da noi contavano da tramonto a tramonto “fu sera e fu mattina, il giorno uno” (Genesi 1) e che i Romani cadenzavano secondo le ore di luce, più brevi in inverno e più lunghi in estate. Nell’epoca della globalizzazione si è imposto il calendario gregoriano, ma sussistono i vari calendari come quello giuliano, cinese e ebraico e le varie giornate di riposo, domenica per la cristianità, venerdì per il mondo islamico e sabato per l’ebraismo.
Quanto all’età di Dio, una vecchia… diciamo anziana, vecchie sono le cose, o una bella ragazza, altro tema posto dalla Fallaci, restiamo al maschile per i motivi esposti più sopra. Dio è superiore a questi schemi umani del tutto relativi, ad un bambino possono sembrare vecchi i suoi genitori.
Il motivo per cui nell’iconografia cristiana, assente nell’ebraismo in obbedienza al primo comandamento, Dio viene raffigurato anziano è che agli anziani, contrariamente a una tendenza moderna, era riconosciuta un’autorità basata sulla saggezza non fosse altro per l’esperienza di vita. Lo troviamo così dipinto per esempio nella celeberrima “Creazione di Adamo” della Cappella Sistina.
La barba nei Paesi orientali non è stata né è tuttora una moda, salvo dare ad essa un forte significato politico, ma un modo per riparare il viso dal caldo. Ci sono molti piú uomini barbuti in Medio Oriente che nei Paesi scandinavi.
Alla fine, non certo per pareggiare i conti, ma per offrire uno spunto di riflessione, rammento che la Bibbia è piena di donne che si sono fatte sentire, e l’elenco, per chi ha un po’ di dimestichezza con le Scritture, è lungo, a cominciare da Miriam, la sorella di Mosè, che appena passato il Mar Rosso, inizia a danzare e a elevare un cantico di ringraziamento a Dio, a Esdra, a Debora che ricopre il ruolo di giudice di Israele, alle levatrici di Israele che salvano Mosè e consigliano come balia sua madre alla figlia di Faraone. Era la donna, pur in una società patriarcale, a imporre il nome al neonato e per quei tempi, considerato il valore del nome a cui noi non badiamo più, era un gesto importante.
“Essere mamma non è un mestiere. Non è un dovere. È solo un diritto tra tanti”.
Quanto sono attuali quarantacinque anni dopo, queste parole. Un diritto, che tappa la bocca a quanti e quante criticano le coppie, ma soprattutto le donne, senza figli.