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LA STRANA SPIRITUALITÀ DI RAI1

7 Apr

Ieri sera, dopo il Tg1 60 secondi a beneficio dei tiradardi si è esibita di nuovo a “Ballando con le stelle” suor Cristina Scuccia.

Dicono che il suo saio sia stato alleggerito e aumentati i denari delle sue calze. Però è stato quantomeno ridicolo vederla ballare con Stefano Oradei impugnando un manico di scopa per evitare il contatto fisico con un uomo che però, contraddicendosi alla grande, ha abbracciato a fine esibizione al momento del “batti cinque”.

Completamente fuori luogo la lettura del salmo 150, che parla degli strumenti di lode non del ballo. Avesse voluto essere  preciso Guillermo Mariotto avrebbe dovuto citare Miriam, la sorella di Mosè, che con le donne comincia a ballare spontaneamente dopo il passaggio del Mar Rosso (Esodo 15:20).

Del tutto discutibile l’affermazione di Carolyn Smith secondo cui il flamenco è un ballo sprituale nel senso di elevazione a Dio. Includiamo anche la pizzica o altri?

L’unico commento serio è stata la perplessità di Ivan Zazzeroni, che ha anche puntualizzato come la suora è l’unica partecipante a cantare. Al momento del voto ha dato un 8, perché come mi ha puntualizzato in un twitt, il voto era riferito alla tecnica del ballo e non alle sue riserve.

Ballando con le stelle è un programma di ballo, di intrattenimento, di svago, non di lode a Dio, e alla lunga anziché rafforzarla può finire con il banalizzarla.

 

AVERE UNA MUSICA IN TESTA

24 Ago

Avere una musica in testa, cantava Mina con Zum zum zum a Canzonissima nel 1968.

Mi piace la Musica, imparata fin da piccolo senza una vera e propria educazione musicale e apprezzo anche un certo tipo di musica leggera. Ho in memoria un numero di romanze della lirica e brani di musica sinfonica, che riconosco dalle prime note.

Poi ogni tanto, come riconosco e saluto cortesemente per via una persona ma non riesco ad associarle un nome, soprattutto se la conosco nel suo ruolo professionale e la incontro in abiti borghesi, succede che ascolto una musica nota, che banalmente può essere anche la colonna sonora di un film, ma non riesco a darle un titolo.

L’altro giorno avevo una musica in testa che mi tornava nei momenti liberi senza che riuscissi a identificarla né comprendere perché mi tornasse in mente.

La sera, all’apparire di uno spazio pubblicitario, la riconobbi non per il suo contesto musicale ma perché è usata come jingle da una casa di prodotti da bagno.

Vi lascio immaginare la mia delusione… prova, se fosse necessaria, che la pubblicità fa male. 🙂

IL CAPITANO MARIA

22 Apr

Pare proprio che in Rai, emittente di servizio pubblico, non riescano a declinare i sostantivi al femminile.

Dopo la fiction Romanzo famigliare e il primo episodio dell’undicesima serie di Don Matteo, in cui la capitana dei carabinieri si presenta al maschile, il 7 maggio prossimo la Rai ci proporrà Il capitano Maria, che a suo modo racconta la storia della comandante dell’Arma dei Carabinieri Maria Guerra.

Pare proprio che la Rai sia rimasta negli anni ‘50 nei quali Dino Risi produsse la fortunata serie “Pane, amore e…” e in cui la ragazza di paese per il suo comportamento mascolino che metteva in imbarazzo il giovane appuntato veneto, era chiamata scherzosamente “la marescialla”.

Scherzosamente, perché negli anni ‘50 non c’era il servizio militare femminile, ma soprattutto perché il femminile nelle cariche istituzionali non era usato.

Settant’anni dopo per la Rai, così come per molti giornali che bene, o come in questo caso, male influiscono il loro pubblico meno attento, il femminile nelle cariche istituzionali continua a non esistere, nonostante da più parti e in diverse forme sia stata fatta notare questa lacuna.

Oltre al palese errore grammaticale della mancata concordanza di genere – provate a dire “Il mio amico Maria” – non voler riconoscere il femminile nell’indicazione nelle cariche istituzionali è una forma di violenza di genere in quanto annulla la specificità femminile e sottintende la sottomissione della donna.

LUTERO DESCRITTO IN TELEVISIONE

6 Feb

Confondere la cattedrale di Norimberga con quella di Wittemberg, come ha fatto Michele Mirabella ieri durante la trasmissione TuttaSalute di Rai3 (dal 34’10”), per un italiano poco avvezzo alla Riforma protestante può succedere.

Parlare però di Martin Lutero e la sua “congrega di scapigliati” che “appiccicò” le novantacinque tesi è a dir poco irrispettoso.

Questa non è razzismo ma discriminazione religiosa – probalmente non voluta ma questo è il messaggio che passa – frutto anche del fatto che nelle scuole italiane si insegna la religione cattolica e non, come richiesto da più parti visto anche il mutamento della società italiana, la storia delle religioni in cui la storia della Riforma troverebbe più spazio di una mezza paginetta.

UN FILM GIÀ VISTO

23 Lug

Come per l’attentato a Nizza l’appello della Gendarmerie Nationale di non divulgare filmati e fotografie è stato ampliamente disatteso, perché l’informazione è fatta di spettacolo (ma chi l’ha detto?) e la gente vuole vedere (sicuri?) anche la Polizei München ha diramato un appello analogo

Important: Please don’t publish Fotos/Videos of #gunfire #Munich. Please help us and send these files to us under …https://medienupload-portal01.polizei.bayern.de/ 

che è stato ugualmente ignorato dai media.

Sì, certo, siamo la società dell’immagine, ma rammentiamo, per fare un esempio, che il popolo ebraico produsse quel popò di roba che in italiano chiamiamo Bibbia e Talmud /talmùd/ prima in forma orale poi in forma scritta senza introdurre alcuna immagine.

D’accordo, per loro era un interdetto, ma per noi può valere il buon senso, che è anche una forma di rispetto per le vittime degli attentati.

Un film già visto, perché cambiano i colori delle divise e delle auto delle diverse polizie ma, purtroppo, le scene di morte e panico sono simili, che il protagonista sia un affiliato all’Isis, uno xenofobo, o lo squilibrato di turno.

LA TELEVISIONE CHE VORREI

20 Apr

Giorni or sono, però pochi lo sanno, si è svolto un incontro riservato a pochi e ancor meno pubblicizzato sul futuro della Rai e della sua convenzione con lo Stato, La Rai che vorrei. (aggiornamenti quotidiani su @key4biz).

Una convenzione che scadrà il 6 maggio e della quale è già stata chiesta una proroga a fine ottobre. Dopo, non prima, il referendum sulla riforma del Senato, se qualcuno vuol pensare male.

Ognuno faccia le proprie valutazioni sulla Rai, che si è enormemente trasformata nel bene e nel male assomigliando sempre più alle altre reti nazionali, con il particolare che “la tassa di possesso di un apparecchio atto alla ricezione del segnale televisivo”, comunemente chiamata canone Rai e quest’anno esatta dai fornitori di energia elettrica per conto dell’Agenzia delle Entrate, al netto delle spese di gestione, è a beneficio solo della Rai.

La Rai eccelle in molti canali, tra i quali Rai5 e in molti programmi tra i quali Rai Storia (opinioni personali, ovviamente), e difetta in molti altri in cui il pettegolezzo e il quotidiano rivangare nei fatti di cronaca nera non facilitano la crescita culturale di un paese, cosa che dovrebbe essere tra gli scopi di una televisione di stato, assieme ai vari programmi a quiz in cui il messaggio neppure troppo subliminale è “è bello vincere facile”, a forza di centinaia di migliaia di euro, schiaffi in faccia a chi arriva a stento a fine mese.

La Rai ha annunciato per maggio un questionario agli utenti. Staremo a vedere le domande, le risposte e soprattutto come queste ultime verranno prese in considerazione.

Di certo è che, se per la politica deve esserci una par condicio, questa pare non esistere per quanto riguarda la presenza delle confessioni religiose diverse da quella cattolica, stando ai dati pubblicati da Il Fatto quotidiano. In un’Italia sempre più diversificata, questa è una grave lacuna. La trasmissione “Protestantesimo”, che è una trasmissione culturale e non di proselitismo, è messa in onda alle 01:20 a.m. di lunedì, con il risultato che chi vuol vederla in differita sul Web deve attendere il martedì. Questa è un’enorme lacuna culturale, assieme al mancato insegnamento della storia delle religioni nelle scuole, chiesto da molti per saper affrontare i temi posti dalla trasformazione della nostra società.

Detto questo, se la Rai non riuscirà a soddisfare le aspettative, in un’epoca di liberalizzazioni non dovrebbe dare scandalo se lo stato stringesse la convenzione un’altra emittente con copertura nazionale.

Sempre tenendo presente che l’apparecchio televisivo può anche rimanere spento, ma questo è un altro discorso.