I Discorsi a tavola (Tischreden in tedesco) sono una raccolta di pensieri di Martin Lutero composta da Johannes Mathesius tra il 1540 e il 1541, data alle stampe nel 1566.
Una breve raccolta di alcune delle vivaci conversazioni informali alla tavola di Martin Lutero e sua moglie, Katharina von Bora, con colleghi, collaboratori e allievi del padre della Riforma su temi quali la teologia, l’attualità politica, l’accademia e la vita quotidiana. Non di rado ne emerge un Lutero «fuori onda», diretto, a tratti violento e persino volgare, in ogni caso molto umano, che ne integra e arricchisce l’immagine complessiva.
«La tavola di Lutero doveva essere un luogo interessante: vi si incontravano alcuni dei suoi più stretti collaboratori – da Filippo Melantone a Johannes Bugenhagen e Justus Jonas – oltre agli studenti che vivevano nella sua casa. Dopo la morte del riformatore, oltre alle discussioni e, in particolare, alle affermazioni di Lutero, i Discorsi a Tavola vennero a includere ampliamenti, collegamenti con dichiarazioni nate in altri contesti e catalogazioni per argomento, fino a occupare sei volumi dell’edizione critica della sua opera. Note per la loro vivacità e la capacità di restituire, talvolta in termini molto netti, aspetti quotidiani, personali e di pensiero del grande teologo, queste conversazioni costituiscono un testo di notevole interesse che, se non può costituire la fonte esclusiva né principale per la conoscenza del Riformatore, è di indubbio arricchimento per il lettore». (dal catalogo dell’Editrice Claudiana).
Siamo a un giorno dal rogo della cattedrale di Notre Dame de Paris, a quattro dalla pasqua ebraica e cinque da quella cristiana.
Molti di noi ieri, la notte scorsa o oggi hanno commentato in famiglia il rogo della cattedrale di Parigi, forse pensando alla sua bellezza ma non conoscendone la storia.
I Discorsi a tavola,totalmente informali tra Lutero e i suoi ospiti erano proprio questo, parlare delle cose che contano, informalmente ma seriamente, lasciando perdere le dicerie che non aggiungono nulla.
Informalmente ma seriamente, senza un obbligo ma con un impegno a farlo, come ho suggerito per questa settimana andare a vedere non su Wikipedia ma su una bibbia cos’era la Pasqua ebraica e perché gli ebrei la rammentano fino a oggi, e confrontarla con la Pasqua cristiana, che assume tutto un altro significato.
Come tutte le cose buone in famiglia si può ricavare un momento di comunione, nel senso proprio di stare assieme, rinunciando a quel programma di svago in televisione o a quel tg che spesso è solo l’annuncio di un’”altra settimana cruciale”, per uno scambio di idee e di crescita comune.
Discorsi non necessariamente a tavola, spesso ormai si cena in fretta,ma anche sul divano o dovunque si stia comodi.
Anticipo che nella descrizione della Pasqua ebraica, nel libro biblico dell’Esodo, c’è l’ordine “voi direte loro…”.