Buon Natale a chi passa di qua.
Buon Natale a chi, in buona o mala fede, ha alimentato le solite polemiche: Natale sì, Natale no, presepe sì, presepe no, strumentalizzando il Natale per scopi che con esso nulla hanno a che fare con esso.
Buon Natale a chi è convinto di essere l’unico depositario della Verità, dimenticando che lo Spirito invece soffia dove vuole.
Buon Natale a chi si riconosce nello spirito del giubileo. Non quello istituito da Bonifacio VIII ma quello biblico (Levitico 25), lo scopo del quale era insegnare che tutto, ma proprio tutto, ci è dato in prestito.
Buon Natale a chi riesce a stupirsi e farsi domande solo all’apparenza inutili. Salomone, al quale fu ordinato di costruire il Tempio di Gerusalemme, si chiese come fosse possibile che Dio sia confinato in quattro mura. A differenza di altri non fu punito per il suo dubbio, perché seppe guardare oltre le apparenze.
Buone feste ai nostri vicini, siano essi ebrei o musulmani, che hanno le loro rispettive feste in questo periodo e, ovviamente, anche agli altri.
Buone feste a chi non crede, perché la fede è un dono e come tale può non essere accettato, non si può aver fede per decreto. Credere – aver fede – è uno di quei verbi come amare e sentire, che non sono retti dal verbo dovere.
Buon Natale, o buone feste, a coloro che presiedono i servizi essenziali e alle persone che lavoreranno a causa dell’avidità dei loro datori di lavoro.
BuonNatale, o buone feste, a coloro che si sono trovati sbattuti in Italia dalle onde del mare, novelli, Enea, perché sfuggono da una guerra o da un Paese ostile.
Buon Natale, o buone feste, a chi non si è trovato in questa lista di persone che per sua natura è aperta, ma poiché siamo sette milioni, più di qualcuno può essere sfuggito.
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