Ci sono delle espressioni che in un’altra lingua o in un dialetto sono più pregnanti ed esprimono il concetto in un modo che l’italiano non rende.
Una di queste, che mi piace molto, è l’inglese take care che esprime molto di più del nostro abbi cura.
Quando il Signore domandò a Caino dove fosse Abele questi rispose, “Non lo so, sono forse il custode di mio fratello?”. Penso che il Signore gli avrebbe ribattuto, “Sì, lo sei, perché io ho affidato lui a te e te a lui in un rapporto di reciproci amore e solidarietà” se la tragicità del momento non avesse richiesto una risposta ben più dura.
Take care of yourself corrisponde al nostro riguardati, che va dalla raccomandazione della mamma premurosa di indossare la famosa maglietta di lana a occasioni più serie riguardante la salute.
(In Italia abbiamo conosciuto l’espressione I care durante una campagna elettorale. I care, mi interesso (di te) ).
Ma il semplice take care, usato come saluto di commiato fisico o in calce a un’email (sì, anche a una lettera, esistono ancora 🙂 ) o alla fine di una telefonata tra due persone che si vogliono bene, esprime l‘ἀγάπη agapé, l’amore fraterno e la ϕιλία, l’amore fra amici che una persona prova per l’altra, a differenza del nostro ciao o del tedesco servus, che etimologicamente esprimono solo disponibilità.
Non va usato verso tutti, proprio affinché non diventi banale come gli americani sono riusciti a fare con love, amore.