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ABBI CURA

28 Dic

snoopylove

Ci sono delle espressioni che in un’altra lingua o in un dialetto sono più pregnanti ed esprimono il concetto in un modo che l’italiano non rende.

Una di queste, che mi piace molto, è l’inglese take care che esprime molto di più del nostro abbi cura.

Quando il Signore domandò a Caino dove fosse Abele questi rispose, “Non lo so, sono forse il custode di mio fratello?”. Penso che il Signore gli avrebbe ribattuto, “Sì, lo sei, perché io ho affidato lui a te e te a lui in un rapporto di reciproci amore e solidarietà” se la tragicità del momento non avesse richiesto una risposta ben più dura.

Take care of yourself corrisponde al nostro riguardati, che va dalla raccomandazione della mamma premurosa di indossare la famosa maglietta di lana a occasioni più serie riguardante la salute.

(In Italia abbiamo conosciuto l’espressione I care durante una campagna elettorale. I care, mi interesso (di te) ).

Ma il semplice take care, usato come saluto di commiato fisico o in calce a un’email (sì, anche a una lettera, esistono ancora 🙂 ) o alla fine di una telefonata tra due persone che si vogliono bene, esprime l‘ἀγάπη agapé, l’amore fraterno e la  ϕιλία, l’amore fra amici che una persona prova per l’altra, a differenza del nostro ciao o del tedesco servus, che etimologicamente esprimono solo disponibilità.

Non va usato verso tutti, proprio affinché non diventi banale come gli americani sono riusciti a fare con love, amore.

FINE DI UN’EPOCA

13 Apr

Tonino

All’universo mondo questo annuncio non dice niente, perché non stiamo parlando del Caffè Pedrocchi di Padova o del Caffè degli Specchi di Trieste con la sua splendida piazza dell’Unità d’Italia, ma la cessazione dell’attività del “Bar La Villa” (il bar dei giardinetti per capirci o meglio, proprio “da Tonino”), lascia un vuoto nelle abitudini, a cominciare dai bambini con il loro vai e vieni dalle altalene e gli scivoli chi per una caramella, chi per un bicchiere d’acqua o un pacchetto di patatine, ai passanti che entravano a leggere il giornale qualche volta a sbafo, fino ai vecchietti, che in un paese agricolo vestito da città si incontrano per discutere ogni giorno delle stesse cose: la previdenza, le semine, gli innesti e le potature, la siccità, che pronunciano sìccita, la morte di Vituccio o Nunziatina, che hanno appena letto sui manifesti mortuari, che erano ancora giovani, e che tutti pensavano essere in salute.

Costruiranno, si dice, un bar più moderno, e nell’attesa c’è chi migrerà verso un altro luogo e quanti, come i vecchi di Claudio Baglioni si siederanno sulle panchine, nei giorni di sereno, aspettando un amico che forse non si presenterà e nel dubbio si alzeranno e andranno a dare un’occhiata agli annunci pensando: “eppure l’ho visto ieri”.

Di sicuro, dopo cinquant’anni, non passerà più Tonino.

“ABBI CURA”

19 Mar

Ci sono delle espressioni che in un’altra lingua o in un dialetto sono più pregnanti ed esprimono il concetto in un modo che l’italiano non rende.

Una di queste, che mi piace molto, è l’inglese take care, che esprime molto di più del nostro abbi cura.

Quando il Signore domandò a Caino dove fosse Abele questi rispose, “Non lo so, sono forse il custode di mio fratello?” penso che il Signore gli avrebbe ribattuto, “Sì, lo sei, perché io ho affidato lui a te e te a lui in un rapporto di reciproci amore e solidarietà” se la tragicità del momento non avesse richiesto una risposta ben più dura.

Take care of yourself corrisponde al nostro riguardati, che va dalla raccomandazione della mamma premurosa di indossare la famosa maglietta di lana a occasioni più serie riguardante la salute.

(In Italia abbiamo conosciuto l’espressione I care durante una campagna elettorale. I care, mi interesso (di te) ).

Ma il semplice take care, usato come saluto di commiato fisico o in calce a un’e-mail (sì, anche a una lettera, esistono ancora 🙂 ) o alla fine di una telefonata tra due persone che si vogliono bene, esprime l‘ἀγάπη agapé, l’amore fraterno e la  ϕιλία, l’amore fra amici che una persona prova per l’altra, a differenza del nostro ciao o del tedesco servus, che etimologicamente esprimono solo disponibilità.

Non va usato verso tutti, proprio affinché non diventi banale come gli americani sono riusciti a fare con love, amore.

“MI MANCHERAI”

10 Nov

So much, in inglese, vuol dire tanto,

so far vuol dire fino a ora,

so long è un saluto americano che non pone l’enfasi sul momento del re-incontro, come il nostro arrivederci o l’inglese see you (again) ma sull’attesa di esso. “Mi mancherai finché non ci rivedremo”.

Come take care, è un saluto confidenziale molto bello, una vera frase idiomatica “tell him so long for me”, “digli ciao da parte mia”.

FARE RETE NON È USARE I SOCIAL MEDIA

1 Set

Scrivevo due anni fa non per pignoleria ma per usare le parole, italiane o di altre lingue, senza cambiare il loro significato.

φιλία

25 Giu

Siamo amici?” Così i bambini si invitano reciprocamente al parco, non sapendo di esprimere uno dei più complessi concetti degli adulti.

MIGRAZIONI INTERNE E ACCOGLIENZA

24 Giu

 

Il primo giugno di anni or sono andai a lavorare a Firenze. Il 24 del mese, giorno di San Giovanni con la mia fidanzata, attuale moglie, andai in gita nell’allora romantica Venezia, senza tornelli e negozi di cineserie varie.

Dopo pranzo mi ritrovai, senza farci caso, a ordinare due “affè”.

Belli quei posti che posti che ti fanno sentire a casa senza che te ne accorga. In una ventina di giorni, infatti, persi la c forte e iniziai a parlare all’impersonale “si va, si viene, si dice” (che tutto sommato può tornare utile: “Chi, noi? No, è un’affermazione di principio” 🙂 ”.

ORAZIO

20 Mag

Nome maschile, dal latino Horatius.

A quanti ricordano i loro studi di storia ne tornano in mente almeno due:

Orazio Coclide, per il suo nome strano. Eroe mitico romano del V secolo che difese da solo il ponte che conduceva a Roma contro l’attacco degli Etruschi guidati da Porsenna. Forse per non distrarre l’enfasi dalla battaglia gli insegnanti non ci dissero che coclide, più banalmente, vuol dire orbo.

Gli Orazi e Curiazi, dei primi era discende anche l’Orazio appena descritto, secondo Tito Livio erano due famiglie di cugini che troviamo nel mito di Romolo, fondatore di Roma, nella guerra che li vide gli un gli uni a difesa di Roma gli altri di Albalonga. La realtà storica è un po’ diversa ma a distanza di tanti anni perché scomodarla?

Coloro che hanno studiano al liceo classico non possono non aver incontrato Quinto Orazio Flacco, uno dei maggiori poeti dell’antichità. Epicureo, sempre alla ricerca del significato della vita, e ciò dovrebbe bastare a rivalutarlo e a farci riflettere.

L’Orazio più famoso è però colui che compare nell’Amleto di Shakespeare. È lui che, nella tragedia del principe al quale lo zio aveva ucciso il padre per impossessarsi del trono e che aveva sposato la madre senza rispettare i tempi del lutto, gli è sempre vicino, come amico, consigliere e spalla. Senza di lui l’opera sarebbe monca.

La figura di Orazio nell’Amleto deve farci riflettere non tanto sul suo ruolo istituzionale, quanto a quello di amico e di confidente di cui, in determinati momenti della vita ognuno di noi ha bisogno.

Amico non è colui che c’è sempre, ma sai che quando serve c’è, e non è un gioco di parole.

“ABBI CURA”

27 Apr

Amalimperfetto

Ci sono delle espressioni che in un’altra lingua o in un dialetto sono più pregnanti ed esprimono il concetto in un modo che l’italiano non rende.

Una di queste, che mi piace molto, è l’inglese take care, che esprime molto di più del nostro abbi cura.

Quando il Signore domandò a Caino dove fosse Abele questi rispose, “Non lo so, sono forse il custode di mio fratello?”. Penso che il Signore gli avrebbe ribattuto, “Sì, lo sei, perché io ho affidato lui a te e te a lui in un rapporto di reciproci amore e solidarietà” se la tragicità del momento non avesse richiesto una risposta ben più dura.

Take care of yourself corrisponde al nostro riguardati, che va dalla raccomandazione della mamma premurosa di indossare la famosa maglietta di lana a occasioni più serie riguardante la salute.

(In Italia abbiamo conosciuto l’espressione I care durante una campagna elettorale. I care, mi interesso (di te) ).

Ma il semplice take care, usato come saluto di commiato fisico o in calce a un’e-mail (sì, anche a una lettera, esistono ancora 🙂 ) o alla fine di una telefonata tra due persone che si vogliono bene, esprime l‘ἀγάπη agapé, l’amore fraterno e la ϕιλία, l’amore fra amici che una persona prova per l’altra, a differenza del nostro ciao o del tedesco servus, che etimologicamente esprimono solo disponibilità.

Va usato con parsimonia, verso le persone care, proprio affinché non diventi banale come gli americani sono riusciti a fare con love, amore.

LA BELLEZZA DELL’ESTATE

1 Set

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Vale tutta, anche per l’estate!