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PROFEZIA E DENUNCIA

24 Apr

“Lo Spirito soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” risponde Gesù (in Giovanni 3) a Nicodemo, fariseo, uno dei capi dei Giudei, per spiegargli che non stava a lui porre limiti all’azione di Dio, quell’azione che spesso non riusciamo a comprendere.

La profezia in senso proprio – anche Mosè è chiamato profeta – non comincia con Isaia e la sua scuola (il libro di Isaia, come lo conosciamo oggi, è composto da tre parti di tre autori diversi), che è forse il più famoso e che offrì il suo servizio,

“Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria”. Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti”. Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: “Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato”. Poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”. Egli disse: “Va e riferisci…” (Isaia 6:1-9).

ma con un mandriano qualsiasi, raccoglitore di sicomori, che se ne stava per i fatti suoi , quando ll’Eeterno lo chiamò. Questa è la sua narrazione,

“Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo re di Israele: “Amos congiura contro di te in mezzo alla casa di Israele; il paese non può sopportare le sue parole, poiché così dice Amos: Di spada morirà Geroboamo e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese”. Amasia disse ad Amos: “Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno”. Amos rispose ad Amasia: “Non ero profeta, né figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori. Il Signore mi prese di dietro al bestiame e il Signore mi disse: Va, profetizza al mio popolo Israele…

“Vattene, veggente” non è una risposta alla profezia di Amos, è l’espressione di non volerla ascoltare.

Il Signore si serve di chi vuole, anche di ribelli come Giona, non sta a noi guardare il vestito ma  ascoltare e esaminare ciò che dice, perché ci sono cose che vanno dette, anche da te e da me, a costo di passare per antipatici come lo fu Amos per Amasia.

Dice Qohelet nella sua famosa lista di antitesi nel capitolo 3

C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare”.

Un tempo per tacere, ascoltare e meditare prima del tempo per parlare, denunciare le cose che non vanno, e se ciò è importante nelle questioni sociali lo è ancor di più in quelle spirituali.

Lo Spirito soffia dove vuole.