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FA QUELLO CHE TI PARE

17 Dic

(Pensiero prenatalizio)

Sabato sera mi son trovato di nuovo a spiegare a un romano un detto romanesco: “A una spanna da me fa quello che te pare”, che rammenta il più comune “vivi e lascia vivere” al quale fa compagnia.

Tutti e due sono l’elogio dell’intolleranza. Già il termine tolleranza denota un atteggiamento negativo, di sopportazione di qualcuno o qualcosa che non si può evitare, cosa diversa invece è la convivenza, anche senza condivisione delle idee ma nel rispetto reciproco.

Quando, dopo la morte di Abele l’Eterno chiese: “Caino, dov’è Abele, tuo fratello?”, questi rispose: “Non lo so. Sono forse io custode di mio fratello?”. Lasciatemi pensare che, se il momento non avesse richiesto una risposta più dura, l’Eterno avrebbe ribattuto, “Sì che lo sei, perché io ho affidato te a lui e lui a te!”.

Mi piace notare come il termine prossimo, quello della parabola del buon samaritano, nelle traduzioni in inglese è reso con neighbour che vuol dire anche vicino di casa, quello o quelli con cui spesso litighiamo nelle riunioni di condominio o non salutiamo per le scale.

Non perché “a Natale siamo tutti più buoni” – lo si può fare con più calma anche a gennaio – proviamo a cambiare atteggiamento verso il nostro vicino, scambiando due parole sul pianerottolo o invitandolo “da noi” per un te o per una partita a carte in una domenica pomeriggio piovosa. Magari, chissà, troveremo una persona totalmente diversa di cui conoscevamo solo i nostri pregiudizi.

C’È DEL MARCIO?

23 Nov

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Si parlava di Shakespeare e tra una cosa e l’altra si è fatta la considerazione di come, nell’immaginario collettivo, sia rimasta viva l’espressione “C’è del marcio in Danimarca” dell’Amleto (anche se i più non conoscono la trama della tragedia), mentre proprio in questi giorni con la storia dei termo-valorizzatori, si è saputo che a Copenaghen ce n’è uno con tanto di pista da sci in plastica sul tetto, tanto per non sprecare spazio.

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Regola di vita da imparare e da applicare: “Mai appiccicare un’etichetta a qualcuno, perché non lo si conosce a fondo, le cose possono non essere come le percepiamo e comunque possono cambiare”, com’è cambiata la Danimarca dai tempi di Amleto ad oggi.

Poi qualcuno ha prudentemente pensato di cambiare discorso, per non addentrarci in temi nostrani, ma questa è un’altra storia.

APPUNTI SULL’OMOSESSUALITÀ

8 Ago

La sessualità umana ha tre componenti, spirituale, emozionale e fisica.

Spirituale, per il credente, perché voluta da Dio e così da noi vissuta, emozionale perché siamo in grado di dominarla (e questo esclude i “raptus” tanto cari ad alcuni giornalisti nei casi di stupro) con la donna che la vive in modo diverso dall’uomo, fisica perché è così che la esprimiamo.

Il disegno di Dio per l’essere umano è la coppia monogamica maschio e femmina “maschio e femmina lo creò”… “crescete e diventate molti (moltiplicatevi)”… “Allora l’uomo disse “Questa è osso delle mie ossa e carne ella mia carne… per questo l’uomo lascia sua padre e sua madre e si attacca alla sua donna e i due diventano una cosa sola. Or ambedue erano nudi, l’uomo e la sua donna, ma non ne provavano vergogna”. (Genesi 1 e 2). Questo divenire una cosa sola è l’essenza del matrimonio, per questo non è codificato altrove nella Bibbia. La Scrittura parla di coppia, escludendo la poligamia che troviamo prima della Legge e il ripudio è stato concesso per un periodo come male minore, così come ha richiamato lo stesso Gesù.

Va ricordato che la nostra situazione sessuale è legata alla vita fisica, in Cielo non si avrà moglie o marito.

In Levitico 18 è codificata tutta una serie di deviazioni sessuali, al verso 22 è condannata l’omosessualità (che sia citata solo quella maschile è dovuto alla forma verbale), ripresa poi dall’apostolo Paolo in Romani 1 e in 1a Corinzi 6.

In tutte e due i brani l’enfasi è posta sul vizio, così come all’epoca dei patriarchi lo fu con Sodoma e Gomorra.

Fino a non molto tempo fa l’omosessualità era considerata a tutti gli effetti una malattia (come il mancinismo e altri fenomeni naturali) poi la scienza medica ha cominciato a parlare correttamente di adeguamento tra identità fisica ed identità psichica, riferendosi a quelle persone che hanno una mentalità maschile in un corpo femminile e viceversa, che non sono malate ma, detto in modo semplice, sono nate nel corpo sbagliato.

Cosa che né il redattore del Levitico, né l’apostolo Paolo potevano definire in senso scientifico (in 1a Corinzi 7 Paolo distingue bene ciò che è ordine del Signore da quelli che sono pareri e consigli suoi).

L’omosessualità, quindi, è condannata quando è un vizio, una moda, una cosa contro natura rispetto a quanto detto più sopra, anche quando diventa oggetto di spettacolarizzazione come molto spesso avviene nelle manifestazioni di “gay pride”.

Poi, appunto, esistono coloro che sono nate e nati così, che non sono persone di serie B e meritano tutto il nostro rispetto e tutta la nostra solidarietà contro coloro che in senso dispregiativo le chiamano “diversi”.