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DELLE PENE

4 Nov

“Nonostante tutto, continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.

Chi non punisce il male, comanda che si faccia”.

Non sono due pensieri antitetici, ma complementari.

Il primo è scritto nella penultima pagina del Diario di Anna Frank, di cui in questi giorni si è molto dibattuto dopo i fatti degli ultrà della Lazio. Scritto da una bambina di tredici anni che, murata viva prima di morire, pensava comunque che dell’umanità non si possa fare di ogni erba un fascio.

Il secondo invece, non è di Nicolò Machiavelli o di un magistrato dei nostri tempi, ma di Leonardo da Vinci, più famoso per i suoi disegni, le sue invenzioni, i suoi dipinti.

In modo lapidario, senza usare il linguaggio moderno a cui siamo più avvezzi, Leonardo invoca quella certezza della pena richiesta da molti e tuttora assente.

Chissà, forse, un giorno.

LA GUERRA CHE NON SI PUÒ VINCERE (dal titolo di un libro)

29 Apr

(Scritto tempo l’estate scorsa ma sempre attuale. Forzatamente lacunoso per il continuo evolversi delle cose).

Questa è la traduzione in inglese del testo della canzone in ebraico שירת הסטיקר – The stickers song.
È una canzone di protesta composta dallo scrittore di sinistra David Grossman, basata su testi di slogan politici, sociali e religiosi che l’autore ha visto a Gerusalemme. Molti di essi sono famosi e sono stati riprodotti in forma di adesivi sulle automobili.
(This protest song was written by the leftist Israeli writer David Grossman, and it’s basically comprised of various political, social and religious slogans that Grossman saw on the streets of Jerusalem. Most of them are widely known and appear in the form of stickers).

“Entire generation demands peace”1
“Let IDF win”
“Strong people make peace”
“Let IDF smash”
“No peace with Arabs”
“Don’t give them guns”2
“Combat units are the best, bro”
“All recruited, all exempt”3
“There is no despair in the world”4
“Yesha it’s here”5
“Na Nach Nachma Nachman Meuman”6
“No Arabs, no terrorist attacks”
“Bagatz puts Jews in danger”7
“The people are with Golan Heights”
“The people are with transfer”
“The driving test in Yarka”8
“Friend, you are missed”9
“Almighty, we choose you”
“Direct elections are bad”10
“Almighty, we are jealous for you”
“Death to the jealous”11
Refrain:
“How much evil can one swallow?”12
“Father, have mercy, Father, have mercy”
“My name is Nachman and I stut-stutter”
“How much evil can one swallow?”
“Father, have mercy, Father, have mercy”
“My name is Nachman and I stut-stutter”
“Halachic state – the state is gone”13
“The born ones are in luck”14
“Long live the King Messiah”15
“I have trust in Sharon’s peace”
“Hebron – now and forever”
The unborn ones missed out
Hebron is the “City of Ancestors”
Shalom transfer16
“Kahane was right”17
CNN lies
We need a strong leader
“Good job with the peace, thanks for the security”18
“We have no children for needless wars”
“Oslo criminals to the trial”19
We’re here, they’re there
“We don’t abandon our brothers”
“Uprooting of settlements divides the nation”
“Death to traitors”
“Let animals live”20
“Death of values”21.
Refrain:
“How much evil can one swallow”
“Father, have mercy, Father, have mercy”
“My name is Nachman and I stut-stutter”
“How much evil can one swallow”
“Father, have mercy, Father, have mercy”
“My name is Nachman and I stut-stutter”
Kill, destroy, oust, exile,
Exterminate, extradite, death penalty, no fear22
Obliterate, annihilate, crush, eradicate
Everything because of you, friend
• 1. Social-political movement established after the murder of Israeli PM Itzhak Rabin.
• 2. A pacifist poem by Nathan Alterman, 1934, inspired by WWI, especially by the use of chemical weapon.
• 3. Demand of equal conscription to the IDF. Religious (especially orthodox) Jews are exempted from mandatory military service, which is one of the major tension points in Israeli society.
• 4. A quote of rabbi Nachman from Uman.
• 5. Yesha is an acronym for Council of Jewish Settlements in Judea, Samaria and Gaza.
• 6. A kabbalistic formula based on the four Hebrew letters of the name Nachman, referring to the founder of the Breslov movement, rabbi Nachman from Uman.
• 7. Bagatz is an acronym for Supreme Court of Justice. Often accused by the right-wing for being “anti-Israeli”
• 8. Yarka is a Druze village in the North of Israel. A popular place for driving tests, probably because it’s open on Sabbath.
• 9. Referring to the late Yitzhak Rabin.
• 10. In Hebrew “choose” and “elect” are the same word. Hence the world play.
• 11. In Hebrew “zealot, fanatic” and “jealous” are the same word. So this can also be read as “death to fanatics”.
• 12. A sticker referring to the force feeding of ducks to produce foie gras.
• 13. Halakha is the Jewish religious law.
• 14. The motto of Israeli band Fools of Prophecy.
• 15. King Messiah is the title given to Lubavitcher Rebbe by followers of Hasidic movement of Chabad messianism.
• 16. The word “shalom” can mean “hello”, “goodbye” or “peace”. This line may be a referral to the slogan “Only transfer will bring peace” or may be an open interpretation paraphrase.
• 17. Rabbi Meir Kahane’s extreme nationalist views had a lot of influence on modern right-wing.
• 18. A parody on Ariel Sharon’s election speeches, which were saturated with the words “peace” and “security”.
• 19. Referral to the 1993 agreement signed in Oslo by Rabin’s administration with the PLO.
• 20. Israeli non-profit for animal rights.
• 21. Internet users claim that on a highway to Jerusalem used to be a graffiti slogan “Death to Arabs”, which was later changed into “death of values” (they’re written almost similarly in Hebrew)
• 22. “No fear, the messiah is in town”

Si sa molto, ma ancora molto poco soprattutto tra le nuove generazioni, dello sterminio di civili perpetrato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale che ha provocato sei milioni di vittime, principalmente di religione ebraica a seguito delle leggi razziali, e che gli ebrei chiamano Shoah ma che ha riguardato altre minoranze “scomode”, tra cui i malati di mente, gli zingari, i testimoni di Geova, gli omosessuali. Per questo è più opportuno usare il termine generico ma ormai consolidato di olocausto (che in ebraico ha un altro significato).
Il personaggio simbolo almeno per i ragazzi delle nostre scuole medie è Anna Frank e il suo celebre diario, interrotto a pochi giorni dall’uccisione della ragazza, nelle cui ultime pagine Anna scrisse “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.

Con la legge 211 del 20 luglio 2000  il governo italiano ha istituito il “Giorno della memoria” da celebrare ogni anno il 17 febbraio, giorno di apertura dei cancelli di Auschwitz. Molte voci hanno fatto notare che “non si ricorda per decreto” tra queste la nota giornalista Elena Loewental ebrea nel libro “Contro il giorno della memoria” del 2014.
Il mese scorso (maggio 2015) la provincia di Trieste ha organizzato il convegno “Passaggi di memoria. La trasmissione generazionale del trauma”, che verteva appunto sul come ricordare, trasmettere o voler dimenticare ciò che l’Olocausto è stato.

Poi si sono succeduti altre guerre e altri crimini di guerra, più o meno noti e più o meno dichiarati o pubblicizzati dall’informazione. Di certo siamo passati attraverso un Vietnam, una guerra nei Balcani che ha visto il suo apice nell’assedio di Sarajevo, in Bosnia e Erzegovina,  due guerre del Golfo di cui non si vede la fine, le varie primavere arabe che hanno avuto poco successo fino all’attuale crisi ucraina e la minaccia dell’Isis che torna a sparigliare le carte nel Nord Africa e non solo.

Nel novembre 1989 l’Europa tirò un illusorio sospiro di pace con la caduta del muro di Berlino. Illusorio perché di muri, o di cavalli di Frisia, ne sono stati elevati altri, oltre quelli che riusciamo a costruire tra noi stessi e altre persone Per citarne alcuni, quello tra Gibilterra e il Marocco, tra gli Stati Uniti e il Messico tra Israele e la striscia di Gaza.

Israele ha una storia lunga e breve nel contempo. L’Israele biblico, promesso a Abramo e realizzatosi prima con la presa di coscienza degli ebrei di essere un popolo, in fuga dall’Egitto guidati da Mosè, e arrivati in Canan, l’odierna Palestina, sotto la guida di Giosuè. Terminò (e dal punto di vista cristiano aveva terminato la sua funzione profetica alla morte di Gesù di Nazareth) con la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 dopo Cristo, con la presa di Masada nel 73, e per ultimo nel 135 in cui i Romani per essere chiari cambiarono il nome di Gerusalemme in Ælia Capitolina.

La storia poi continua con la dominazione musulmana, le crociate e altri avvenimenti che non riguardano più il popolo di di Israele, ormai nella diaspora, dispersione, che tra gli altri eventi ha visto gli ebrei, popolo non più nazione, sottoposti all’Inquisizione, chiusi in ghetti fino alla colonizzazione inglese della Palestina e, finalmente, con la Risoluzione Onu n. 181del 1947 che stabilì  di dividere il territorio in due stati.

Il 1° maggio 1948 è sorto il nuovo stato di Israele, che si differenzia molto da quello biblico. Il resto è storia moderna che si può trovare facilmente in internet e della quale, tra gli altri, scrive spesso David Grossman.

Nei suoi numerosi articoli e conferenze, tenute spesso anche in Italia, dichiara apertamente che l’idea “una terra due nazioni” voluta dall’Onu è si è rivelata un fallimento.

La sua onestà intellettuale si apprezza già in due dei suoi libri dai titoli significativi, “Con gli occhi del nemico” in cui guarda le ostilità tra i due popoli immedesimandosi nell’altra parte, e “La guerra che non si può vincere”, in cui denuncia l’uccisione di un bambino di dodici anni da parte dell’esercito israeliano, pratica molto frequente nella striscia di Gaza.
Il nuovo ministro israeliano della Giustizia Ayelet Shaked ha apertamente dichiarato che la Palestina non deve esistere e l’anno scorso su Facebook  il suo partito identificò l’intera popolazione palestinese come “il nemico” e fondamentalmente fece appello per il suo sterminio.

L’Israele moderno è molto lontano dalle ripetute raccomandazioni dell’Antico Testamento sull’ospitalità, “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

La storia è piena di contraddizioni. Dagli indigeni d’America, quelli che erroneamente chiamiamo indiani, cacciati da casa loro e confinati in “riserve”, ai curdi, di cui qualcuno sì è ricordato quest’anno traendo la conclusione che se esistono i curdi dovrebbe esister un Kurdistan, fino alle celebrazioni del centenario della Grande Guerra quando, invece, si dovrebbe celebrare la pace.

Tiziano Terzani, il giornalista che è stato nelle zone calde del mondo, fatte di droga, prostituzione, tratta dei minori e guerra, nel libro “Lettere contro la guerra” che arriva all’11 settembre 2001 spiega che usa il singolare perché la guerra è una, quella contro l’umanità.

http://www.richardsilverstein.com/2004/08/16/david-grossmans/
http://www.huffingtonpost.it/2015/03/09/israele-salta-il-premio-per-la-letteratura_n_6831924.html