Si dice che “il battito d’ali di una farfalla in Giappone provoca un uragano in America”. Mai detto è stato più attuale!
In un documentario su Padova lo storico ha ricordato la guerra tra la Repubblica Serenissima di Venezia e la famiglia Da Carrara di Padova nel 1404-1405, due città che distano tra loro “poco più di una fermata d’autobus”. Padova, che fu sconfitta, domandò aiuto a Genova e all’Ungheria con i mezzi di allora molto più lontane di oggi.
A parte i mutamenti climatici, abbiamo avuto di recente nel 2008 la crisi finanziaria provocata dai sub prime in America, poi l’introduzione della zanzara tigre in Europa per una trascuratezza nei trasporti marittimi degli pneumatici ed ora, dalla Cina, il Coronavirus. Tutte cose nate in posti molto lontani da noi.
Tutte cose che, se non vivessimo in un mondo ormai globalizzato in cui non sono più pensabili le divisioni di un tempo, si risolverebbero erigendo nuove barriere, come stanno facendo gli Stati dell’Unione Europea in cui le sbarre dei confini a dispetto dell’accordo Shengen si alzano e si abbassano troppo spesso.
Ma, si sa, la natura non conosce confini e i virus fanno parte della natura, sommato al fatto che qualsiasi confine da qualche parte ha un buco, come quello di tarma su un maglione e il gioco, o meglio il danno, è fatto.
L’unica soluzione che però in questo momento non si vede è la volontà di mettere tutto a fattor comune, dati certi, ricerca ed economia, smettendola di giocare come i bambini “tieni le tue bamboline e dammi i miei soldatini”.
Poi, a crisi finita, magari scopriremo che Roma è più vicina a Atene o a Parigi (per esempio) di quanto pensiamo, proprio come lo sono ora Padova e Venezia di quanto lo erano nel 1404.