Secondo l’Eneide, il poema epico scritto in latino da Virgilio per celebrare Augusto, Enea fuggiasco da Troia incendiata sbarcò a Castro, nel Salento. Dopo un viaggio nel regno dei morti ritornò tra i vivi, approdò finalmente sulle rive del Tevere, dove venne accolto da Latino, re degli Aborigeni e, come in tutte le storie a lieto fine, si innamorò della figlia Lavinia fondando la città di Lavinio (ora Pratica di Mare). Tito Livio ci informa che trent’anni dopo la morte di Enea Ascanio suo figlio fondò la città di Alba Longa. Per farla corta si innamorò di Rea Silvia una vestale il dio Marte la salvò dalla morte e la mise incinta di Romolo e Remo, i due gemelli uno dei quali, Romolo, avrebbe fondato Roma. Un po’ – molta – fantasia, un po’ storia tant’è.
Roma era una città triste perché popolata per lo più da militari. Per popolare la città, Romolo si rivolse ai popoli vicini per stringere alleanze ma anche in cerca di ragazze, ricevendone dei secchi rifiuti. D’altra parte era l’ultimo venuto.
Organizzata una festa in onore del dio Conso, ad un segnale convenuto i Romani rapirono le figlie dei Ceninensi, Crustumini, Antemnati e Sabini, in quello che è passato alla storia come il ratto delle sabine.
Questo è quello che ci hanno insegnato alle elementari.
Una cosa certa è che abbiamo studiato questo senza soffermarci che le sabine, assieme alle altre, furono rapite contro la loro volontà, né si può pretendere che a quell’età qualcuno di noi vi abbia riflettuto.
È quel “contro la loro volontà” che fa la differenza. Oggi una donna è teoricamente libera di troncare un rapporto senza che nessuno di noi abbia il diritto di giudicarla. Teoricamente come sappiamo perché molte sono oggetto di ritorsioni fino al femminicidio da parte dell’uomo, cosa rara se è l’uomo ad andarsene.
Come molti uomini di oggi non accettano di essere stati lasciati, così i Romani rapirono le sabine senza chiedere loro il permesso.
Corsi e ricorsi, sia pure sotto altre forme, e sarebbe buona cosa se i maestri, con il linguaggio adatto all’età, spiegassero ai bambini che è stato un sopruso ai danni delle donne.