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CORSI E RICORSI

7 Mar

Secondo l’Eneide, il poema epico scritto in latino da Virgilio per celebrare Augusto, Enea fuggiasco da Troia incendiata sbarcò a Castro, nel Salento. Dopo un viaggio nel regno dei morti ritornò tra i vivi, approdò finalmente sulle rive del Tevere, dove venne accolto da Latino, re degli Aborigeni e, come in tutte le storie a lieto fine, si innamorò della figlia Lavinia fondando la città di Lavinio (ora Pratica di Mare). Tito Livio ci informa che trent’anni dopo la morte di Enea Ascanio suo figlio fondò la città di Alba Longa. Per farla corta si innamorò di Rea Silvia una vestale il dio Marte la salvò dalla morte e la mise incinta di Romolo e Remo, i due gemelli uno dei quali, Romolo, avrebbe fondato Roma. Un po’ – molta – fantasia, un po’ storia tant’è.

Roma era una città triste perché popolata per lo più da militari. Per popolare la città, Romolo si rivolse ai popoli vicini per stringere alleanze ma anche in cerca di ragazze, ricevendone dei secchi rifiuti. D’altra parte era l’ultimo venuto.

Organizzata una festa in onore del dio Conso, ad un segnale convenuto i Romani rapirono le figlie dei Ceninensi, Crustumini, Antemnati e Sabini, in quello che è passato alla storia come il ratto delle sabine.

Questo è quello che ci hanno insegnato alle elementari.

Una cosa certa è che abbiamo studiato questo senza soffermarci che le sabine, assieme alle altre, furono rapite contro la loro volontà, né si può pretendere che a quell’età qualcuno di noi vi abbia riflettuto.

È quel “contro la loro volontà” che fa la differenza. Oggi una donna è teoricamente libera di troncare un rapporto senza che nessuno di noi abbia il diritto di giudicarla. Teoricamente come sappiamo perché molte sono oggetto di ritorsioni fino al femminicidio da parte dell’uomo, cosa rara se è l’uomo ad andarsene.

Come molti uomini di oggi non accettano di essere stati lasciati, così i Romani rapirono le sabine senza chiedere loro il permesso.

Corsi e ricorsi, sia pure sotto altre forme, e sarebbe buona cosa se i maestri, con il linguaggio adatto all’età, spiegassero ai bambini che è stato un sopruso ai danni delle donne.

CORSI E RICORSI

7 Feb

Secondo l’Eneide, poema epico scritto in latino da Virgilio per celebrare i fasti di  Augusto, Enea fuggiasco da Troia incendiata sbarcò a Castro, nel Salento. Dopo un viaggio nel regno dei morti tornò tra i vivi approdò finalmente sulle rive del Tevere, dove venne accolto da Latino, re degli Aborigeni e, come in tutte le storie con lieto fine, si innamora di sua figlia Lavinia fondando la città di Lavinio (ora Pratica di Mare). Ttito Livio ci informa che trent’anni dopo la morte di Enea Ascanio, suo figlio, fondò la città di Alba Longa. Per farla corta si innamorò di Rea Silvia, una vestale, il dio Marte la salvò dalla morte e la mise incinta di Romolo e Remo, i due gemelli uno dei quali, Romolo, avrebbe fondato Roma.

Roma  ovviamente era una città triste perché popolata per lo più da militari. Per avere una presenza femminile, Romolo si rivolse ai popoli vicini per stringere alleanze ma anche in cerca di ragazze, ricevendo dei secchi rifiuti. D’altra parte era l’ultimo venuto.

Organizzata una festa in onore del dio Conso, ad un segnale convenuto i Romani rapirono le figlie dei Ceninensi, Crustumini, Antemnati e dSabini, in quello che è passato alla storia come il ratto delle sabine.

Un po’ – molta – fantasia, un po’ storia tant’è. Questo è quello che ci hanno insegnato alle elementari.

Una cosa certa è che abbiamo studiato questo senza soffermarci che le sabine, assieme alle altre, furono rapite contro la loro volontà, né si può pretendere che a quell’età qualcuno di noi vi abbia riflettuto.

È quel contro la loro volontà che fa la differenza. Oggi una donna è teoricamente libera di troncare un rapporto senza che nessuno di noi abbia il diritto di giudicarla. Teoricamente come sappiamo perché molte sono oggetto di ritorsioni fino al femminicidio da parte dell’uomo, cosa rara se ad andarsene è l’uomo.

Come molti uomini di oggi non accettano di essere stati lasciati, così i Romani rapirono le sabine senza chiedere loro il permesso.

Corsi e ricorsi, sia pure sotto altre forme, e sarebbe buona cosa se i maestri, con il linguaggio adatto all’età, spiegassero ai bambini che si è trattato di un sopruso.

POLITICAMENTE SCORRETTO?

27 Gen

Non si può ricordare per decreto, anche perché dopo Auschwitz ci sono state le stragi di Sabra e Shatila, Srebrenica, le Torri Gemelle, Aleppo, e le molte altre che il nostro mondo occidentale non considera degne di memoria, comprese quelle nei Paesi mussulmani da parte dell’Isis.

L’Olocausto ha coinvolto loro malgrado non solo gli ebrei e che essi chiamano Shoah e ricordano in aprile, ma anche i minorati mentali, gli omosessuali e i Testimoni di Geova.

Ieri mattina la trasmissione Unomattina di Rai1 ha fatto vedere la Risiera di San Sabba, a Trieste, unico campo di sterminio in Italia. Non è Auschwitz, ma per entrarci bisogna comunque essere preparati e alcuni miei ospiti hanno preferito non farlo. Sempre da Trieste, da quella che con orgoglio definiamo la più grande piazza d’Italia sul mare, il 18 settembre del 1938 furono promulgate le Leggi razziali.

A due chilometri in linea d’aria da casa mia, definisco la Risiera “monumento alla stupidità umana”, perché Konrad Lorenz ci ha insegnato che solo l’uomo e la formica uccidono i membri della propria specie, ma a differenze di essa, l’uomo è un essere pensante e lo fa con malvagità.

Come non rammentare però i muri e i cavalli di Frisia che stanno sorgendo qua e là in Europa, Israele, Stati Uniti, spesso anche tra me e te, ma soprattutto quanti esseri umani stanno morendo ora in terra e in mare per fuggire a genocidi molto più attuali?

Forse, spiegando ai giovani il perché di queste cose che vedono quotidianamente nei tg, riuscirebbero a capire di più anche un fatto così tragico ma da loro lontano nel tempo.

Senza dimenticare, perché come ha detto il presidente Sergio Mattarella l’Olocausto è una macchia indelebile nella storia dell’Italia.

Elena Loewenthal, ebrea, con molta classe e in modo politicamente scorretto spiega perché secondo lei non ha più senso celebrare la giornata della memoria.

JERUZALEM, SLO

22 Lug

Leggendo un libro di Amos Oz, scrittore israeliano, vengo a sapere che durante le crociate un gruppo di soldati, stanchi, infreddoliti, sfiduciati, lasciò la spedizione e deviò a Est seguendo il corso del fiume Po, risalí la costa nord dell’Adriatico fino a fermarsi in una vallata nell’odierna Slovenia, fondando colà la città di Jeruzalem.

Lo racconto a una persona, la quale mi dice di non aver mai collegato la Jeruzalem slovena alla Gerusalemme biblica, ma di sapere che là fanno buon vino.

Punti di vista o interessi diversi.

PER NON DIMENTICARE

25 Gen

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Non si può ricordare per decreto, anche perché dopo Auschwitz ci sono state le stragi di Sabra e Shatila, Srebrenica, Aleppo, e molte altre fino ai giorni nostri.

A ricordo dell’Olocausto, che non ha riguardato solo gli ebrei e che essi chiamano Shoah, gira in rete questa immagine.

Giornodellamemoria

Come non rammentare i muri e i cavalli di Frisia che stanno sorgendo qua e là in Europa, Israele, Stati Uniti, spesso anche tra me e te, ma soprattutto quanti stanno morendo ora in terra e in mare per fuggire a genocidi molto più attuali?

Forse, spiegando ai giovani il perché di queste cose che vedono quotidianamente nei tg, riuscirebbero a capire di più.

Senza dimenticare.

Di Elena Loewenthal, Contro il giorno della memoria.

CORSI E RICORSI

12 Nov

Mai forse come ora stiamo vivendo, su tutti i fronti, un periodo di corsi e ricorsi. È imporante non abbassare la guardia e, se serve, andare a rileggere i libri di storia per rammentare le conseguenze di alcune azioni.

 

LAICITÀ DOVE SEI?

20 Set

xxsettembre

In un paese dove si festeggia anche la Befana (prima abolita poi reintegrata su sollecitazione dei cittadini di Roma) non una parola dalle Istituzioni sull’anniversario della breccia di Porta di Pia, che è una delle tappe fondamentali dell’unità d’Italia.

Qualcuno forse sbadatamente si sarà chiesto perché oggi gli autobus urbani hanno la bandiera.

A Trieste, il viale dell’Acquedotto,  chiamato così per la presenza di acqua setterranea come in via del Torrente, via Settefontane e altri toponimi,  ha cambiato nome diventando Viale XX Settembre.

Al di là dell’ufficialità è diventato tout court il “Viale”, primo tra altri, segno di indifferenza ma anche di ignoranza della storia.

In questi casi si parla di “politicamente corretto” per non urtare l’”Oltretevere”? Eppure il presidente del Consiglio, lo scorso febbraio in occasione della votzione in Parlamento sulle unioni civili, aveva dato un segnale forte e inequivocabile.

(Ai distratti rammento che c’è una via XX Settembre anche a Roma)

 

A PROPOSITO DELLA CANCELLAZIONE DELLA PALESTINA

9 Ago

Israele ha una storia lunga e nel contempo breve. L’Israele biblico, promesso a Abramo e realizzatosi prima con la presa di coscienza degli ebrei di essere un popolo, in fuga dall’Egitto guidati da Mosè, e arrivati in Canan, l’odierna Palestina, sotto la guida di Giosuè. Terminò (e dal punto di vista cristiano aveva terminato la sua funzione profetica alla morte di Gesù di Nazareth) con la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C., con la presa di Masada nel 73, e per ultimo nel 135 quando Romani, per essere chiari, cambiarono il nome di Gerusalemme in Ælia Capitolina.

La storia poi continua con la dominazione musulmana, le crociate e altri avvenimenti che non riguardano più il popolo di di Israele, ormai nella diaspora, che vuol dire dispersione, che tra gli altri eventi ha visto gli ebrei, popolo non più nazione, sottoposti assieme ad altri all’Inquisizione, chiusi in ghetti,  allo sterminio nazista, che loro chiamano Shoa, alla colonizzazione inglese della Palestina e, finalmente, con la Risoluzione Onu n. 181del 1947 che stabilì  di dividere il territorio in due stati.

Il 1° maggio 1948 è sorto il nuovo stato di Israele, che si differenzia molto da quello biblico.

Il resto è storia moderna che si può trovare facilmente in internet e della quale, tra gli altri, scrivono spesso, con obiettività, gli scrittori ebrei David Grossman e Amos Oz.

In italiano chiamiamo israeliti i componenti dell’Israele biblico, israeliani i cittadini dell’Israele moderno che, a differenza del primo, non sono tutti ebrei.

Abbiamo visto troppe volte sterminare popoli, pensiamo agli atzechi e ai maya o anche solo cancellare i loro nomi dalle carte e dalle realtà geografiche, pensiamo agli nativi d’America o, più vicini a noi, agli armeni, per accettare che ciò sia fatto di nuovo, in nome di un’ideologia.

XXIV MAGGIO

24 Mag

“L’esercito marciava per far contro il nemico [l’Austria – Ungheria ] una barriera” recita un verso della Canzone del Piave.

Per altre ragioni, cento anni dopo, siamo ancora a costruire barriere.