QUELLE FAKE NEWS SEMPRE IN AGGUATO

8 Apr

Rai5 ieri ha proposto il film Ex-Amleto, monologo di Roberto Herlitzka e oggi il film Amleto con Vittorio Gassman, del 1954.

Tempo fa trassi spunto dalla tragedia, che tale è anche nel titolo originale The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark è anche nel titolo per scrivere delle fake news, tema sempre di attualità anche a proposito del Covid_19

UN BATTITO D’ALI IN CINA

29 Mar

Si dice che “il battito d’ali di una farfalla in Giappone provoca un uragano in America”. Mai detto è stato più attuale!

In un documentario su Padova lo storico ha ricordato la guerra tra la Repubblica Serenissima di Venezia e la famiglia Da Carrara di Padova nel 1404-1405, due città che distano tra loro “poco più di una fermata d’autobus”. Padova, che fu sconfitta, domandò aiuto a Genova e all’Ungheria con i mezzi di allora molto più lontane di oggi.

A parte i mutamenti climatici, abbiamo avuto di recente nel 2008 la crisi finanziaria provocata dai sub prime in America, poi l’introduzione della zanzara tigre in Europa per una trascuratezza nei trasporti marittimi degli pneumatici ed ora, dalla Cina, il Coronavirus. Tutte cose nate in posti molto lontani da noi.

Tutte cose che, se non vivessimo in un mondo ormai globalizzato in cui non sono più pensabili le divisioni di un tempo, si risolverebbero erigendo nuove barriere, come stanno facendo gli Stati dell’Unione Europea in cui le sbarre dei confini a dispetto dell’accordo Shengen si alzano e si abbassano troppo spesso.

Ma, si sa, la natura non conosce confini e i virus fanno parte della natura, sommato al fatto che qualsiasi confine da qualche parte ha un buco, come quello di tarma su un maglione e il gioco, o meglio il danno, è fatto.

L’unica soluzione che però in questo momento non si vede è la volontà di mettere tutto a fattor comune, dati certi, ricerca ed economia, smettendola di giocare come i bambini “tieni le tue bamboline e dammi i miei soldatini”.

Poi, a crisi finita, magari scopriremo che Roma è più vicina a Atene o a Parigi (per esempio) di quanto pensiamo, proprio come lo sono ora Padova e Venezia di quanto lo erano nel 1404.

L’AMORE PER IL DENARO

22 Mar

In molti, penso tra gli altri a L’avaro di Molièrie o a La roba di Giovanni Verga hanno scritto dell’amore per il denaro.

Lo ha fatto anche Alessandro Manzoni nei Promessi sposi, descrivendo la morte di Griso, il bravo fidato di don Rodrigo, nel capitolo XXXIII:

Il Griso si trattiene ancora qualche minuto a scegliere quali oggetti portar via dalla stanza, quindi avvolge tutto in un fagotto e si prepara ad allontanarsi: l’uomo è stato attento a evitare qualsiasi contatto con i monatti ma all’ultimo istante raccoglie vicino al letto i vestiti di don Rodrigo e li scuote, per vedere se ci sia del denaro. Si allontana e il giorno dopo, mentre si trova a gozzovigliare in una lurida taverna, è colto da brividi improvvisi, la vista gli si annebbia e perde i sensi, evidentemente contagiato dalla peste; viene raccolto da alcuni monatti che, dopo avergli rubato quello ha indosso, lo caricano su un carro e lo portano al lazzaretto, dove si trova già il suo padrone e dove lui non arriverà vivo, stroncato dalla malattia durante il tragitto.

Contrariamente a ciò che molti pensano non è il denaro in sé ad essere negativo, pensiamo che se non ci fossero i possidenti non ci sarebbe lavoro, ma è l’amore per il denaro che è fonte di ogni male, come scrive Paolo a Timoteo (6:10).

Assistiamo in questo periodi di pandemia da Corona-19 a fenomeni di aggiottaggio, di truffe, di contraffazioni, in particolare delle mascherine e del gel igienizzante, chissà se gli autori di questi fatti sono tanto sicuri o, nella loro avidità, non hanno mai riflettuto alla sorte di Griso, che per un nonnulla potrebbe essere la loro.

NON È COME SEMBRA

19 Mar

Con il Coronavirus parole che molti giovani non conoscevano sono tornate forzatamente alla ribalta, come pandemia, quarantena, lazzaretto.

Lazzaretto, di etimologia incerta, lo troviamo tra l’altro nei capitoli che narrano la peste di Milano nei Promessi sposi e nella poesia Le tre vie del triestino Umberto Saba.

A Muggia, in località Lazzaretto, a 100 metri dal confine con la Slovenia ora trascorreranno la quarantena  alcuni contagiati dal virus, in una struttura del Demanio Militare con i toni altisonanti per chi come me non ha prestato il servizio di leva: “Base logistica” e il solito cartello “Zona militare – limite invalicabile”. Quando il posto segnava il confine con la Jugoslavia la mia fantasia qualche volta arrivò a pensare a una Santa Barbara pronta ad entrare in azione in caso di invasione, incurante del fatto che era ed è raggiungibile a nuoto da ambedue le parti del confine.

Fatto sta che, finita la guerra che segnò la divisione della Jugoslavia nei cinque Stati che la componevano, un’estate fui invitato ad accedervi da un graduato dell’esercito. Sorpresa: non c’erano carri armati pronti a difendere il patrio confine né spolette o altro pronte ad esplodere ma un tranquillo villaggio turistico, con i bungalow, le piazzole per le roulotte, il bar e la pizzeria a prezzi politici e tutto il resto.

È proprio vero, niente è come sembra…  visto da fuori.

(Via Rossetti, citata dal Saba, era sede fino a pochi anni fa di una caserma e era  chiamata in dialetto “via dele servète”, le attuali colf, per il ronzare di queste da quelle parti all’orario della libera uscita dei soldati).

NON FATE COME FANNO

16 Mar

Condivisibili o meno le sue credenze e conseguenti necessità ieri Bergoglio, nel suo tragitto in via del Corso verso la chiesa di S. Marcellino al Corso, dove è conservato il Crocifisso che era stato portato in processione ai tempo dell’ultima grande Peste cinque secoli fa, ha compiuto un atto discutibile.

È entrato e ha camminato in territorio italiano in un momento in cui i cittadini possono farlo solo esibendo un’autocertificazione che ne giustifichi il motivo. Forse ha avvisato qualcuno visto che è stato fotografato, ma, dopo l’episodio dell’Elimosiniere, siamo abituati a queste “intrusioni”.

Oggi qualcuno parla di un Senatore della Repubblica italiana che è andato passeggiando per Roma, contravvenendo all’articolo 54 della Costituzione.

Di certo nessuno dei due, seppur per motivi diversi, è stato un buon testimonial della campagna #iorestoacasa.

MODI E MODI DI GUARDARE

15 Mar

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Il film del 2004 “Black or White” con Kevin Costner, riproposto ieri sera da RaiMovie tratta della disputa tra il nonno bianco e il padre nero, vedovo, per l’affidamento di una bambina nera orfana della madre morta di parto.

Il nonno, un avvocato, non è alcolista ma è dedito al bere, il padre invece è un ex drogato con lavoretti saltuari che alla fine dichiarerà di non essere ancora pronto a fare da padre alla bambina, ma di voler migliorare.

L’avvocato è accusato di avercela con i neri e questo gli viene fatto notare anche durante il dibattimento in tribunale.

Vede”, risponde al Pubblico ministero di colore, è chiaro che quando io incontro una persona di colore vedo una persona di colore, così come lei quando vede un bianco vede un bianco, però non mi soffermo su questo, considero i suoi particolari, se parlo con lui mi faccio un’opinione più ampia e così via. Così quando vedo una donna il mio sguardo cade sul suo seno, ma non vi si sofferma, la guardo nella sua interezza di persona e così via”.

Se vogliamo è la versione moderna di quello che Gesù intendeva con “Chiunque guarda una donna con desiderio ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:28). L’enfasi non sta nel guardare, poi si sa c’è sguardo che infastidisce le donne, come quello della vignetta ma non è a questo che sto pensando, altrimenti andremmo tutti a sbattere sul primo palo, ma nel farlo con desiderio come fece re Davide con Betsabea, la moglie di Uria (2° Samuele 11).

UN BATTITO D’ALI

11 Mar

Chi è al di sopra di una certa età ha studiato e sudato sui poeti principali della nostra letteratura e sui testi classici, la Divina Commedia, I promessi sposi, l’Iliade e l’Odissea e l’Eneide e il De bello gallico, in edizione integrale, con le parafrasi e le traduzioni in italiano.

Visto a posteriori non è stato tempo sprecato, anche se abbiamo rinunciato a più di una partita di pallone in cortile o a più di uno struscio con gli amici in un’età che naturalmente ci portava a pensare ad altro.

Perché, in qualche cassetto della memoria, qualcosa rimane, e di fronte a un cielo stellato in campagna ci sovviene Alla luna o dopo un temporale estivo La quiete dopo la tempesta e così via.

Rileggere in questi giorni da adulto il racconto della peste che ci fa il Manzoni nei Promessi sposi è stato un tuffo nel passato ma anche una constatazione di come alcune pagine pur con parametri diversi sono sempre attuali, oggi, nel 2020, in Italia, per noi che pur nella massima empatia consideriamo l’Ebola una malattia relegata all’Africa, il morbillo una patologia ormai debellata.

È proprio vero che “un battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.

Però ormai ai cambiamenti climatici ci stiamo abituando anche agli uragani improvvisi e, senza uccidere la farfalla ma ponendo la nostra fiducia nei virologi e nel personale medico e sanitario, probabilmente riusciremo a venirne fuori.

LA SAGGEZZA DEL MANZONI

9 Mar

In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro.

Non è, credo, necessario d’esser molto versato nella storia dell’idee e delle parole, per vedere che molte hanno fatto un simil corso. Per grazia del cielo, che non sono molte quelle d’una tal sorte, e d’una tale importanza, e che conquistino la loro evidenza a un tal prezzo, e alle quali si possano attaccare accessòri d’un tal genere. Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare.

Ma parlare, questa cosa così sola, è talmente più facile di tutte quell’altre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un po’ da compatire.

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo XXXI, enfasi mia

INCOMUNICABILITÀ

2 Mar

Sabato scorso nel parcheggio multipliano di un centro commerciale fui avvicinato da una signora anziana che cercava un telefono pubblico per chiamare il figlio, con il quale si era persa di vista. La signora era straniera e un po’ disorientata dalla circostanza. Per evitarle il disagio di trovare il telefono pubblico le offrì di usare il mio smartphone. Con gentilezza lei estrasse un’agendina con i suoi numeri di telefono chiedendo a me di comporre quello di suo figlio, cosa che feci pensando anche che la nonnina non avrebbe composto il prefisso internazionale.

Mi ritrovai così a pensare che due persone, per parlarsi da un piano all’altro di un edificio, erano virtualmente passati per l’estero.

Proprio come noi quando per dire qualcosa a qualcuno cominciamo da fatti molto remoti, girando intorno al tema, cercando quelle parole giuste che spesso non lo sono, anziché andare subito al sodo.

L’INFORMAZIONE SUL CORONAVIRUS

1 Mar

#BeautifulScience per vincere la diffidenza per la scienza. Garantito dalla dottoressa Ilaria Capua, che non ha bisogno di presentazioni.